Sono una quindicina le persone fermate
e arrestate tra la Calabria e New York nell'ambito dell'indagine
della Polizia di Stato e dell'Fbi su un'organizzazione criminale
legata alla 'ndrangheta e alle famiglie mafiose americane. Una
trentina, invece, gli indagati. I provvedimenti sono stati emessi
dalla Dda di Reggio Calabria e dalla magistratura americana ed
eseguiti dal Servizio centrale operativo (Sco) e dalla Squadra
mobile di Reggio Calabria, dall'Fbi e dall'Homeland security.
Un ristorante nel Queens, a New York,
gestito da un calabrese incensurato assieme alla moglie e al
figlio: era questa, secondo quanto ricostruito dagli
investigatori attraverso intercettazioni audio e video, la base
dell'organizzazione che controllava un imponente traffico di
droga tra gli Stati Uniti e l'Italia.
L'uomo, assieme ai familiari, è stato arrestato nelle
settimane scorse: nel corso della perquisizione nel ristorante
sono stati sequestrate oltre 100mila dollari, sei pistole, un
fucile, cocaina e marijuana. La sua vera attività era quella di broker del
traffico di droga.
L'uomo sarebbe infatti in contatto sia con esponenti delle
famiglie mafiose newyorchesi sia con personaggi di spicco della
'Ndrangheta, un cartello della famiglia degli Alvaro, sia con i
narcos sudamericani. Il 12 ottobre scorso, il giorno del
Columbus Day, gli uomini del Fbi e della polizia italiana hanno
bloccato il primo carico di cocaina, proveniente da un porto del
centro America e destinato alle piazze di New York e della
Calabria. Dietro questo traffico, hanno ricostruito gli
investigatori, vi sarebbe appunto il ristoratore
calabrese. La cocaina era nascosta in container
provenienti dal centro America contenenti ufficialmente frutta
tropicale e tuberi. La copertura
utilizzata per importare la droga era una società impegnata nel
settore alimentare e nell'importazione di frutta
tropicale.