Le domande, complice la piaga della denatalità, sono diminuite: una flessione complessiva del 13,1% nel 70% di 89 capoluoghi di provincia indagati nel 2015. Le liste di attesa, però, sono aumentate: dal 20% del 2013 al 26%. Insieme ai costi, in alcune città addirittura stellari. L'asilo nido resta un sogno, per troppi. Un lusso, un privilegio, ma soprattutto un diritto negato. Quello per le mamme di ricominciare a lavorare, per esempio. Soprattutto al Sud.
Nel corso del 2016, su 30mila donne (dati Ispettorato nazionale del Lavoro) che hanno dato le dimissioni dal posto di lavoro, ben una su cinque l’ha fatto per mancato accoglimento dei figli al nido pubblico, quasi una su quattro per incompatibilità fra lavoro e assistenza al bimbo, il 5% per i costi troppo elevati per l’assistenza al neonato. Una fotografia sconfortante scattata, come ogni anno, il dossier di Cittadinanzattiva presentato giovedì 26 ottobre a Roma.
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I costi in aumento (fino a 515 euro)
Ammonta a 301 euro la tariffa media mensile nel 2017/18 (erano 309 nel 2014/15) per una famiglia tipo (3 persone con un minore al di sotto dei 3 anni e un Isee di 19.900 euro). Con 167 euro il Molise è la regione più economica, il Trentino Alto Adige la più costosa (472 euro). Spicca l'aumento del 10% registrato in Basilicata. Fra i capoluoghi di provincia, Catanzaro e Agrigento le più economiche (100 euro), Lecco la più costosa (515 euro). Gli aumenti più rilevanti negli ultimi tre anni sono stati registrati a Chieti (50,2%), Roma (33,4%), Venezia (24,9%).
Nel primato positivo, quanto a costi, delle regioni del sud, va però tenuto conto che solo nel 3% la retta comprende tutto (oltre ai pasti anche pannolini e altre spese), mentre tale percentuale sale al 25% negli asili del centro e al 40% in quelli del nord. E soprattutto, la copertura media della potenziale utenza 0-2 anni è solo del 7,6% al sud, con il limite negativo di Calabria e Molise che coprono rispettivamente fino al 4,1% e al 5%. La copertura arriva invece al 23% al nord e al 26,5% al centro.
Il Forum: «L'Italia non è un Paese per famiglie»
«Non solo la fiscalità colpisce impietosamente le famiglie italiane» è il commento di Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, a proposito dei dati resi noti oggi da Cittadinanzattiva. «In particolare pesano le tariffe scolastiche che, con le inevitabili differenze regionali, arrivano ad oltre 500 euro al mese per i nidi ed ai 130 per la mensa scolastica. Cifre generalmente più gravose nelle grandi città, proprio dove sarebbe più necessario un supporto per la cura dei figli più piccoli. «Non solo si corre il rischio di diventare poveri mettendo al mondo un figlio senza un sostegno finalizzato proprio alla scelta per la nascita, ma quando si fa la scelta coraggiosa del figlio ci si accorge che mancano anche i servizi per sostenere la crescita dei bambini».
«Il vero problema è che noi mettiamo le donne nelle condizioni di scegliere tra il loro lavoro e curare un figlio. E siccome al lavoro non si può rinunciare si finisce per rinunciare al figlio che pure si desidererebbe. Risultato è che il Bel Paese scivola sempre più in un inverno demografico dal quale sarà difficile rialzarsi». «Nei prossimi mesi organizzeremo un incontro con tutte le forze politiche per cercare di fare in modo che nelle elezioni ormai alle porte la famiglia sia il primo tema di confronto e di impegno»
Le mense pulite (se ci sono), ma non sempre sicure
L’indagine ha riguardato 78 scuole di 12 regioni (Valle D’Aosta, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna); 627 gli intervistati fra bambini, docenti, genitori e rappresentanti della Commissione mensa. Le mense non brillano in quanto a stato manutentivo e di sicurezza: il 14% presenta distacchi di intonaco e il 6% altri segni di fatiscenza come umidità, infiltrazioni di acqua. Barriere agli ingressi nell’8% delle mense, pavimentazioni irregolari nel 17%, porte con apertura anti panico assenti nel 35%.
L’80% dei bambini ritiene che i locali siano abbastanza o molto puliti e luminosi, abbastanza o molto spaziosi (per l’85%) e sicuri (75%). Fra gli aspetti negativi segnalati dai bambini, il 56% ritiene che siano molto rumorosi, il 37% poco accoglienti e il 43% poco allegri. Secondo i piccoli utenti gli arredi lasciano molto a desiderare: il 51% dichiara, infatti, che non siano né adatti né confortevoli. Non passa inosservato il dato che in una scuola su dieci del campione di quest’anno, manchi del tutto il locale mensa e i pasti vengano serviti in corridoi o aule più grandi.