giovedì 23 aprile 2009
Ora è l'acqua il flagello delle zone terremotata: pioggia, grandine e freddo sulle tendopoli. Momenti di paura a Campotosto: nel piccolo centro sul Gran Sasso interviene l’esercito: l’esplosione del sistema fognario ha fatto crollare il tendone della mensa.
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La pioggia che da dome­nica batte sulle tendo­poli ha creato forti di­sagi ai quasi 40 mila che vi­vono nelle oltre 5.000 tende, all’Aquila e soprattutto in montagna. Si dorme all’u­mido e ci si sposta nel fango. Ieri il termometro in città non è salito sopra gli 11 gra­di, oggi ancora pioggia battente e anche qualche violenta grandinata. Nel circondario aquilano le situazioni più difficili sono state segnalate a Goriano Siccoli e a Fossa, dove il sin­daco ha denunciato perico­li di frane. A Campotosto, in­vasa dall’acqua l’altra notte per l’esplosione del sistema fognario, è dovuto interve­nire l’esercito. Nella tendo­poli è crollato il tendone del­la mensa, sotto il quale sono rimasti tavoli e viveri, ma non sono stati segnalati altri danni. In serata, infine, so­no rientrati in albergo a Ro­seto altri 50 sfollati aquilani evacuati per prudenza da un hotel vicino alla foce del fiu­me Vomano, gonfio d’acqua e limaccioso, per paura che esondasse. A Collebrincione, frazione a otto chilometri dal capoluo­go, un angolo di Trentino a 1.200 metri di altitudine, la colonnina di mercurio non si è schiodata dai sette gra­di. Padre Manfredi Gelsomi­no, parroco scalabriniano e responsabile del campo che ospita 300 anime, aspetta nella sua Punto, sulla curva del paese il camion della Protezione civile che deve portare le docce. Arriva e il suo viso si distende, la bat­taglia quotidiana è stata vin­ta. La tendopoli l’hanno messa in piedi da soli lui e i suoi parrocchiani, molti dei qua­li ex alpini, con le tende del governo e 60 brandine. Il vantaggio è che così almeno i nuclei famigliari hanno po­tuto stare uniti. «Purtroppo non possiamo fare nulla per la pioggia – sorride amaro – però sono stato in città a chiedere i te­li per proteggere le tende dall’acqua alla Croce Rossa. Mi hanno detto che sono fi­niti, non si quando ne arri­veranno altri e i prossimi 75 sono già prenotati. Penso sia giusto comunque che ven­gano prima aiutati i campi dove vive la gente che ha perso tutto, dobbiamo esse­re onesti». Qui infatti le case, pur lesio­nate sono ancora in piedi, la gente fa delle puntate veloci in casa per lavarsi o fare il bu­cato. Qualcuno degli adulti ha ripreso il lavoro, chi è ri­masto senza stabili­mento ha presenta­to domanda per a­vere gli 800 euro di sussidio. Ma in generale la tensione è in cresci­ta qui come nelle al­tre 164 tendopoli e le previsioni pessime fino a martedì non contribuiscono certo ad abbassarla. La Pro­tezione civile si è data l’o­biettivo di riorganizzare i campi nelle prossime ore e razionalizzare le risorse. Ad esempio portando l’elettri­cità, che non è ancora arri­vata in tutte le tendopoli, an­che se da giorni i militari del Genio stanno lavorando per attivarla in tutti i campi. La previsione è che al massimo entro sabato tutte le tendo­poli abbiano docce calde e riscaldamento. «Qui abbia­mo la corrente, un privato ci ha donato la tenda per la mensa. Due volte al giorno arrivano i pasti della prote­zione civile e i volontari del­la Misericordia assicurano l’assistenza sanitaria». In tre settimane la comunità ha comunque pagato a caro prezzo le tensioni del dopo sisma. Sono infatti decedu­te tre donne anziane. Una e­ra malata ed era ricoverata, ma due sono morte di cre­pacuore. Padre Manfredi, che ha perso il 6 aprile chie­sa e canonica, ha celebrato i funerali sotto il tendone del­la Caritas italiana che funge da cappella e, poiché il ter­remoto ha lesionato il cam­posanto, le spoglie sono al­l’Aquila. Ora c’è da pensare ai più piccoli. Le scuole qui non sono ancora riprese. «La prossima settimana fa­ranno rientro almeno cin­que famiglie sfollate con fi­gli. Abbiamo chiesto una maestra d’asilo e una per le elementari, i bambini non hanno più le scuole all’A­quila ». Per Giorgia, Luca, Eleonora e gli altri adolescenti del gruppo della parrocchia, che stavano sempre insieme ora condividono queste ore di a­patia sotto una tenda guar­dando la tv, invece, sarà lo stesso padre Manfredi a fare da insegnante. Le loro scuo­le sono inagibili, probabil­mente andranno ricostruite. «Solo un ragazzo che deve sostenere la maturità tecni­ca da lunedì andrà in città per le lezioni. Agli altri pen­seremo il sottoscritto e altri volontari».
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