Ansa
Come ampiamente annunciato da Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il Piano strutturale di bilancio (Psb) presentato oggi in Consiglio dei ministri (prima tappa del percorso verso la manovra), conserva l’approccio prudente e responsabile che ha contraddistinto la politica fiscale dell’esecutivo in questi due anni. Il documento, previsto dal nuovo patto di stabilità europeo in sostituzione della nota di aggiornamento al Def, è atteso da Bruxelles per il 20 settembre, ma come gran parte dei 27 paesi Ue, anche l’Italia non riuscirà a rispettare la scadenza e avrà tempo fino al 15 ottobre per inoltrarlo.
In realtà quello illustrato da Giorgetti ai colleghi della squadra di governo è solo uno schema del Psb vero e proprio, che arriverà dopo le revisioni statistiche apportate dall’Istat alle stime annuali dei Conti nazionali del periodo 1995-2023, attese il prossimo 23 settembre. A quel punto, se non ci saranno aggiustamenti, verrà trasmesso alle Camere. Nel frattempo le linee tracciate dai tecnici del Mef sono già abbastanza chiare e prevedono un «tasso di crescita della spesa netta di un valore medio prossimo all’1,5 per cento», come si legge in una nota del ministero, traiettoria considerata «coerente con l’andamento dei principali saldi di finanza pubblica già previsto dal Programma di Stabilità dello scorso aprile». Il testo contempla anche le riforme necessarie per l’estensione da 4 a 7 anni della durata del piano di rientro per deficit eccessivo imposto dall’Ue, che «proseguono il percorso intrapreso con il Pnrr – scrive ancora il Mef – e lo aggiornano per agire con maggiore incisività su sfide quali la Pa, giustizia, miglioramento dell'ambiente imprenditoriale, compliance fiscale».
L’obiettivo resta quello di scendere sotto la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil, che il governo sembra convinto di raggiungere già nel 2026. Dopo di che, continua il comunicato del dicastero guidato da Giorgetti, «il percorso proposto consentirà di garantire la stabilità del debito pubblico italiano e permettere alla finanza pubblica di affrontare con maggiore efficacia le sfide future». Intanto però, se il Pil del 2024 lo permetterà, potrebbero arrivare nuove misure a sostegno della natalità. Un’opzione a cui il titolare dell’Economia tiene molto e anche se la sua proposta di intervenire sulle detrazioni a favore delle famiglie con figli sembra già tramontata, non è detto che non si troveranno risorse per rimpolpare l’assegno unico. Il tutto solo se la maggioranza troverà la quadra e se gli alleati di governo metteranno da parte le proprie pretese, che in verità stanno già animando la battaglia in atto sul decreto-omnibus in discussione a Palazzo Madama.