martedì 11 marzo 2025
Von der Leyen rilancia sugli investimenti bellici e attacca Putin: è un vicino ostile. Macron riunisce i "Paesi volonterosi" in coordinamento con la Nato. Intanto i soldi nella guerra si moltiplicano
Ursula von der Leyen oggi a Strasburgo

Ursula von der Leyen oggi a Strasburgo - Ansa

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E’ una corsa caotica, quella al riarmo dell’Europa. Nel giorno in cui la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, illustra la strategia comunitaria nella plenaria di Strasburgo, a Parigi prende forma l’asse dei cosiddetti "Paesi volonterosi". Da una parte gli investimenti bellici, dall’altra l’ipotesi di forze di interposizione, a partire dall’Ucraina.

Ma cosa dicono i numeri, innanzitutto? L'Europa è innanzitutto il primo importatore al mondo di armi statunitensi. A registrarlo è l'ultimo rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute, il Sipri, l'istituto internazionale indipendente dedicato alla ricerca su conflitti, armamenti pesanti e disarmo. Il quadriennio 2020-24 è già stato un periodo di svolte epocali per l'intero pianeta. Il fattore Ucraina è stato chiaramente decisivo. Kiev, secondo l'istituto, ha aumentato di cento volte (pari al +9.627%) il flusso di acquisti di armi rispetto al quadriennio precedente, diventando l'unico Stato europeo nella lista dei primi dieci Stati importatori al mondo. Più in generale, l'import di armi da parte dei membri europei della Nato ha registrato un incremento del 105%. Gli Stati Uniti hanno fornito il 64% di queste armi, una quota sostanzialmente maggiore rispetto al 2015-19 (52%). Per la prima volta in due decenni, la quota maggiore delle esportazioni di armi Usa è andata all'Europa (35%) piuttosto che al Medio Oriente (33%). Gli altri principali fornitori dei Paesi europei sono stati la Francia e la Corea del Sud (con una quota del 6,5% ciascuno), la Germania (4,7%) e Israele (3,9%). Anche l'Italia, tra i Paesi esportatori, ha un ruolo rilevante ed è balzata dal decimo al sesto posto. L'area di destinazione principale delle esportazioni italiane è stata il Medioriente. Qatar, Kuwait ed Egitto sono i Paesi dove le vendite italiane si sono maggiormente concentrate.

I numeri fanno da sfondo a un quadro politico internazionale in forte evoluzione, in cui il peso dei Ventisette può cambiare. «Il Consiglio europeo ha approvato la nostra proposta per un nuovo strumento finanziario. Lo chiamiamo Safe, Security Action for Europe. Offriamo agli Stati membri fino a 150 miliardi di euro in prestiti, da investire seguendo alcuni principi di base» ha detto Von der Leyen citando una parte fondamentale degli 800 miliardi di investimento lanciati settimana scorsa. «Potrebbero concentrarsi su alcuni ambiti di capacità strategica selezionati, dalla difesa aerea ai droni, dagli abilitatori strategici al cyber, per citarne alcuni, in modo da massimizzare l'impatto dei nostri investimenti. Questi prestiti dovrebbero finanziare gli acquisti dai produttori europei, per aiutare a rafforzare la nostra industria della difesa». La numero uno della Commissione ha attaccato anche Mosca. «Putin ha dimostrato di essere un vicino ostile, non ci si può fidare di lui, si può solo dissuaderlo. Sappiamo che il complesso militare russo sta superando il nostro. La produzione Europa è ancora su un ordine di grandezza inferiore. E al di là delle capacità tradizionali, la gamma di minacce che dobbiamo affrontare si allarga di giorno in giorno».

Sul nodo risorse, intanto, all’Ecofin la discussione resta aperta dopo le parole del commissario all'Economia Valdis Dombrovskis, che ha sottolineato l'urgenza limitandosi ad annunciare una proposta dell'esecutivo «a breve. Il momento di agire è ora», ha detto al termine del Consiglio Ue Ecofin. «Dovremo aumentare la nostra spesa per la difesa, le capacità di difesa, l'industria della difesa, sia a livello Ue che nazionale. Stiamo valutando cosa si può fare esattamente». Resta prudente, in questo senso, la posizione dell’Italia, esplicitata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Da ultimo, le mosse dell’asse franco-inglese, che oggi vedrà una nuova puntata a Parigi, dove una trentina i Paesi parteciperà oggi pomeriggio alla riunione promossa dal presidente francese Emmanuel Macron dei capi di stato maggiore degli eserciti europei e della Nato: è la cosiddetta “coalizione dei volonterosi”. La riunione viene organizzata in "stretto coordinamento" con il ''comando militare della Nato che è stato associato all'iniziativa'', ha riferito Macron. L'intenzione degli Usa di ridurre il loro impegno in Europa, con Trump che ha notificato agli alleati Nato l'intenzione di riportare in patria i 20mila soldati dislocati da Joe Biden dopo l'invasione dell'Ucraina, è alla base della riflessione in atto nelle capitali europee. L'attenzione al momento si sta concentrando sugli investimenti per l'equipaggiamento (missili, aerei, navi e quant'altro) benché, da mesi, si sta muovendo sotto traccia pure il tema degli uomini. La Nato, ad esempio, sta incoraggiando gli alleati a "cambiare i modelli" di formazione dei soldati perché "serve più unità" per affrontare la mutata realtà di sicurezza in Europa. Con il servizio di leva che non è più un tabù in vari membri dell'Ue.

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