giovedì 6 agosto 2009
Entra in vigore da sabato la normativa varata dal governo e approvata con voto di fiducia dal Parlamento: operative le norme sull’immigrazione, le ronde e le nuove misure di contrasto alla mafia. Il maggior problema per le donne che lavorano in più case. Gulia (Acli): collaboratrici più ricattabili sotto il profilo economico.
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Con un occhio alla sanatoria ed uno a quelle indispensa­bili braccia straniere nelle nostre abitazioni, è iniziato il con­to alla rovescia per la regolarizza­zione, dal primo settembre, di colf e badanti. Ma a meno di un mese dall’apertura degli sportelli, la stra­da è tutta in salita, soprattutto per le collaboratrici familiari. Tremano però anche i datori di lavoro do­mestico, tra mille cavilli burocrati­ci e la voglia, tutta italiana, di trovare una scorciatoia più economica per tenerle in casa nella legalità. Il decreto anticrisi tenta di dare u­na risposta al volto buono dell’im­migrazione prevedendo, per l’inte­ro mese di settembre, la possibilità di mettere in regola colf e badanti pagando 500 euro. «Non ci sarà nes­sun limite di quota per la procedu­ra di emersione del lavoro nero del­le badanti – tranquillizza intanto dai microfoni di Radio Anch’io Ma­rio Morcone, capo del dipartimen­to immigrazione del Viminale – co­sì non si avrà l’angoscia del clik day». Inoltre il reato di clandestinità che entrerà in vigore sabato, conti­nua, non riguarderà le badanti, per questo «non rischiano nulla né la­voratore né datore di lavoro se pre­senterà la domanda a settembre».Al di là della positività dell’iniziati­va, riconosciuta da più parti, però, l’ingranaggio rischia di incepparsi proprio sull’applicazione pratica della legge. I dubbi e le incertezze sono sia delle 300mila donne irre­golari in Italia, sia delle 400mila fami­glie per cui lavora­no. Il problema principale in realtà sono le colf che la­vorano in più case; per loro un unico datore di lavoro do­vrebbe garantire per il monte ore minimo settimanale ( 20 ore) fa­cendo la domanda di emersione. «Le famiglie preferiscono licenzia­re invece che mettere in regola – spiega Tatiana Nogailic, presidente dell’associazione donne moldave in Italia – anche se sono state per anni fidate e irreprensibili. E ma­gari prendere collaboratrici comu­nitarie, soprattutto romene, che non hanno bisogno di permesso di soggiorno». Insomma conviene poco regolariz­zare una colf, anzi quello che acca­drà, almeno secondo le Acli, è un cambiamento radicale del mercato del lavoro domestico. «Le collabo­ratrici tenderanno ad essere anco­ra più ricattabili sotto il profilo e­conomico – spiega Pino Gulia, re­sponsabile immigrazione del Pa­tronato dell’associazione – e saran­no sfruttate, privilegiando certa­mente quelle nazionalità che han­no maggiori possibilità di stare sul territorio italiano». Una guerra tra poveri, insomma. Anche perché re­golarizzare, continua, significa pa­gare non solo l’una tantum a set­tembre, ma in maniera costante in futuro. Meno problematica invece la si­tuazione della badanti. Per loro, in­fatti, essendo un aiuto indispensa­bile per la popolazione che invec­chia, il processo di regolarizzazio­ne sarà più agevole anche se, pro­babilmente, all’interno di una 'so­luzione all’italiana'. Per diminuire il costo a carico delle famiglie già nella morsa della crisi, infatti, la ten­denza sarà quella di assumere la ba­dante con un orario settimanale in­feriore a quello effettivo. Succederà così a Dora, una cinquantenne moldava, da tre anni in Italia irre­golarmente, al servizio di un’anzia­na benestante romana. «Da set­tembre il mio stipendio sarà di 650 euro, trecento in meno – confessa – ma almeno avrò il permesso di soggiorno e non mi mancherà un piatto di pasta ogni giorno». Altro che corsa alla regolarizzazione per paura delle sanzioni penali, quello a cui forse si assisterà, sarà la corsa al ribasso. La volontà di mettere in regola c’è, assicura Domina, l’Associazione nazionale datori di lavoro domesti­co, soprattutto per le badanti. «La sanatoria è importante – precisa il segretario Lorenzo Gasparrini – e si vuole certo essere nella legalità, per­ché a far paura sono i provvedi­menti penali previsti». I dubbi dei nostri iscritti, continua, sono sulla trafila burocratica; sulla tempistica delle fasi; sulle conseguenze per gli errori nella procedure di emersio­ne – «tre anni di reclusione e la con­fisca della casa è troppo» dice – ; su che fine faranno i 500 euro versati qualora la Questura desse esito ne­gativo dopo la verifica dei dati del­l’immigrato. «Speriamo che la cir­colare in materia che uscirà – con­clude – dia regole precise». Cerca di far chiarezza infine il vademecum stilato dall’Ordine dei consulenti del lavoro che spiega i requisiti ne­cessari, le procedure e problemi an­cora irrisolti. Una sorta di bussola nella tortuosa strada della regola­rità.
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