Famiglia, «speranza e futuro per la società». Ma come suggerire oggi a due giovani di mettere su famiglia alla luce dell’incertezza economica e lavorativa che li investe?
L’incertezza, prima di essere economica e lavorativa, è di carattere esistenziale, perché dipende dal fatto che non si è sicuri che vi sia qualcuno o qualcosa per cui valga la pena vivere e sacrificarsi. È importante che i valori familiari siano percepiti come beni umani attraenti e occasione di una pienezza di vita che ripaga la fatica e il sacrificio. Se la Chiesa educa a guardare al mistero della vita e al suo significato, non per contrapposizione ideologica, ma per l’esperienza di umanità rinnovata che il matrimonio cristiano produce, aiuta anche due giovani a mettere su famiglia.
La mancanza di lavoro spinge all’emigrazione o a rivolgersi a sistemi clientelari che inquinano sia la politica sia la società. Come si può offrire un’alternativa? O ci si dovrà sempre accontentare del precariato?
Viviamo una crisi che non è passeggera. Quindi occorre sbracciarsi per creare nuove condizioni di sviluppo. I giovani, soprattutto, devono essere accompagnati a recuperare la capacità di rischiare i loro talenti, senza aspettare sempre il posto fisso vicino a casa. La crisi ha prodotto alcuni cambiamenti che invitano ad una maggiore sobrietà. Molte delle politiche pubbliche di tutela sono ormai insufficienti e inadatte. Non rimane che un grande impeto dell’iniziativa delle singole persone e delle famiglie che, fin dove è possibile, si assumano la responsabilità di creare lavoro per sé e per gli altri.
La società oggi propone modelli alternativi alla famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna. L’istituzione sempre più frequente dei registri delle unioni civili lo dimostra. Come dialogare con chi la pensa in modo diverso?
Il dialogo non può essere solo in termini di scambio di opinioni teoriche. Proprio in questo momento culturale c’è bisogno di testimonianze di vita coniugale che facciano vedere la bellezza e la convenienza umana del matrimonio cristiano. La prossima Settimana Sociale vuole soprattutto far conoscere le tante esperienze positive, troppo spesso poco note all’opinione pubblica. Oggi tuttavia non basta fare esperienza, è altrettanto decisivo comunicarla, altrimenti la Chiesa si riduce a una riserva, ove saranno tutelati ed esposti al pubblico quelli che continuano a celebrare le nozze d’oro o di diamante. Ma saranno catalogati come l’eccezione che conferma la regola. La Chiesa comunque deve farsi carico di seguire con grande disponibilità dal punto di vista pastorale anche le forme di convivenza diverse da quelle che scaturiscono dal matrimonio.
Quali valori stiamo trasmettendo alle giovani generazioni? Si tratta, come dice Papa Francesco, di valori avariati?
La sensazione è che da molte tribune si predichi solo l’interesse individuale e il nichilismo. I valori non producono cambiamento, se non sono accompagnati dall’esperienza. Oggi anche nella Chiesa l’esperienza o manca o, se c’è, non è sufficientemente diffusa e condivisa, per cui basta un programma spazzatura in televisione per produrre conseguenze nell’educazione che ci vogliono mesi per essere colmate. Con questi valori avariati non si va lontano. Il Signore, in modo imprevisto e imprevedibile, ci ha dato papa Francesco. Cominciamo col seguire lui. Aiutiamoci a guardare di più nel cuore degli uomini, e magari di meno qualche spettacolo televisivo.
Quale ruolo ha l’educazione in questa sfida di speranza?
L’educazione è la vera emergenza. Il problema non sono i giovani, ma gli adulti incapaci di trasmettere una testimonianza credibile di vita. È importante sostenere la funzione educativa in famiglia, dove si imparano a sviluppare relazioni gratuite. La politica rispetti la libertà educativa delle famiglie attenta al bene comune.