sabato 12 febbraio 2011
La richiesta di metter fuori dalle giunte gli esponenti dell’Udc, arrivata dai vertici del Pdl, non trova seguito per ora nelle regioni, province e comuni dove il partito di Casini ha optato per l’alleanza con il centrodestra. Dopo la fuoriuscita di Fli, oggi all’opposizione, i centristi sono spesso decisivi e – conti alla mano – sono molti i vertici locali che rifiutano di mollare gli ormeggi.
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Berlusconi chiama, ma non tutte le amministrazioni locali rispondono. La richiesta di metter fuori dalle giunte gli esponenti dell’Udc non trova seguito per ora nelle regioni, province e comuni dove il partito di Casini ha optato per l’alleanza con il centrodestra. Dopo la fuoriuscita di Fli, oggi all’opposizione, i centristi sono spesso decisivi e – conti alla mano – sono molti i vertici locali che rifiutano di mollare gli ormeggi. Tanto più che le amministrative si avvicinano e l’alleanza con il partito di Casini appare più lontana, come anticipa Savino Pezzotta: «Privilegeremo la linea dell’autonomia e del nuovo polo».Così il vento della crisi che si avverte nella Capitale, non arriva nelle sedi locali. E anzi, costringe il coordinamento del Pdl a rettificare che la situazione potrà essere modificata, ma «caso per caso», mentre dalla regione Lazio la governatrice Renata Polverini arriva a sostenere anche che il premier ha smentito la richiesta. Una tesi, questa, avvalorata dal ministro degli Esteri Franco Frattini, convinto che «Berlusconi è stato mal interpretato». Secondo il titolare della Farnesina «quelle presunte dichiarazioni sono già state smentite da Maurizio Gasparri». E, parlando dal Friuli, il ministro coglie l’occasione per analizzare la situazione locale: «L’Udc qui è sempre stata alternativa alla sinistra, è sempre stata leale a noi e sta lavorando con noi in modo assolutamente apprezzabile. Quindi traete le conseguenze».Tira la linea e fa due conti Polverini. Con Fli all’opposizione, se l’Udc se ne andasse, la coalizione di governo sarebbe pari rispetto all’opposizione. Perciò si affretta a chiarire la governatrice, «ho sentito il presidente del Consiglio, che chiaramente smentisce di aver detto quelle cose».Ma intanto i coordinatori nazionali si sono visti per concordare la linea e il risultato è in un comunicato, in cui i responsabili, scrivono, «hanno sciolto i nodi e chiarito nel dettaglio la linea del Pdl sul territorio. A livello locale, la situazione delle alleanze con l’Udc va giustamente verificata caso per caso sia valutando la situazione attuale sia guardando alle prossime scadenze amministrative». In sostanza, spiega il vicepresidente del Senato Domenico Nania, «le logiche nazionali non devono penalizzare chi lavora coerentemente sul territorio».Parole sagge, per il capogruppo pdl alla Camera Fabrizo Cicchitto. «Condividiamo il comunicato del coordinamento nazionale del Pdl che, fermo rimanendo il netto dissenso oggi esistente a livello nazionale con l’Udc, affida alle nostre organizzazioni locali la gestione politica dei rapporti a livello di regioni, province e comuni, tenendo anche conto delle precedenti scelte elettorali».E a livello locale sono ben pochi i responsabili intenzionati a mandare a casa gli alleati centristi. L’Udc, per parte sua, conferma la linea già espressa dal leader Pier Ferdinando Casini. Il partito ha stipulato accordi programmatici con i presidenti delle Giunte regionali e quindi è intenzionata a proseguire nel lavoro iniziato lo scorso anno nel rispetto dei programmi, spiegano in via due Macelli. «Noi – dice Mauro Libè, responsabile Enti locali dell’Udc –  abbiamo preso impegni chiari con gli elettori e le le sparate di Berlusconi non ci hanno intimorito un anno fa e non ci intimoriscono adesso. Del resto, dopo le dichiarazioni che abbiamo visto da parte di varie presidenti di Giunta, il problema sorge tra Berlusconi e i suoi dirigenti locali». Ma le amministrative incombono e il Pdl riflette. «Abbiamo una linea molto chiara, è di voler presentare la nostra proposta amministrativa dove si voterà nella primavera». Se poi «si registrassero delle convergenze programmatiche saremmo pronti a valutarle».
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