L'aria è già quella da campagna elettorale, con scambi di accuse incrociate tra i partiti, ma in realtà l'ipotesi del voto anovembre si allontana. Anche se, come sembra, questa settimana dovrebbe chiudersi tra i partiti di maggioranza l'accordo sulla riforma elettorale. "Siamo determinati a fare una nuova legge", assicura
Angelino Alfano che, come sabato
Pier Luigi Bersani, nega un automatismo tra la riforma del Porcellum ed il voto, che a questo punto, si ragiona nei partiti, potrebbe svolgersi solo con un leggero anticipo tra febbraio e marzo.L'intesa per cambiare il Porcellum, spiegano fonti del Pd, è ormai solo una questione di volontà politica: i nodiprincipali, premio al partito e un mix tra collegi e liste bloccate, sembrano sciolti ma l'accordo potrebbe ancora una volta saltare se uno dei partiti di maggioranza decide di prendere ancora tempo. Se l'intesa c'è si vedrà mercoledì alla riunione ristretta del comitato al Senato dopo che tra lunedì e martedì gli sherpa del Pdl, Pdl e Udc valuteranno il quadro complessivo della riforma, a partire dal nodo collegi, e se arrivare a Palazzo Madama con una bozza. Anche il Pdl, stando alle parole di Alfano, sembra aver rotto gli indugi sulla volontà di chiudere. Precisando che, comunque, una nuova legge non alza il sipario sulle elezioni anticipate. "Intanto - spiega il segretario Pdl - facciamo la legge, poi usiamo al meglio il tempo che abbiamo per avviare una svolta economica e quindi andremo al voto tra sei mesi nella chiarezza e nella distinzione delle squadre e dei programmi". I partiti insomma si preparano ai blocchi di partenza. Perché anche per Alfano, come per Bersani, l'ipotesidi un bis di grande coalizione è un ipotesi molto remota. "Silvio Berlusconi guida una campagna elettorale per puntare al pareggio? Noi corriamo per vincere e governare", sostiene con convinzione annunciando che il programma del Pdl sarà "un grande piano contro la rassegnazione". Parole che suscitano l'ironia di Fli orientato a costruire, insieme all'Udc, quella che il segretario centrista Lorenzo Cesa chiama "una via nuova per i moderati italiani, rifiutando le suggestioni di un bipolarismo primitivo che è morto e sepolto". Ma l'ipotesi dell'Udc che, dopo il voto, sceglie di governare insieme al Pd, ormai sempre più ai ferri corti con l'Idv, scatena l'ira del Pdl. "Ma Casini non si sente alieno dal Pd post-comunista?", provoca
Fabrizio Cicchitto. "Oggi è indubbio che l'Udc è più vicina al centrosinistra che al centrodestra", replica a distanza
Rocco Buttiglione che chiede a Bersani di "garantire" per Vendola sulla necessità proseguire con la linea del rigore avviata dal governo Monti. Intanto oggi il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, leader di Fli, intervistato da un quotidiano, paragona la politica del Pdl a quella di Beppe Grillo ("C'è una vasta area che si nutre dia ntipolitica")e definisce il suo partito, insieme con l'Udc di Casini, "i veri moderati d'Italia".