mercoledì 11 maggio 2011
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Ci credono le opposizioni in una «inversione di tendenza», anche se «non sarà una spallata» – per come la vede Pier Luigi Bersani – quanto piuttosto una «fiondata» da «Davide a Golia». Ma le bordate sempre più forti del premier il Pd le legge come un segnale di debolezza. Per il leader democratico il Cavaliere «è un imbroglione, un imbonitore», dice Bersani a proposito delle promesse sulla patrimoniale, ma ormai la contestazione non si ferma più su nulla. «Berlusconi ha paura del giudizio degli italiani, ha paura dei nostri candidati che sono dappertutto più credibili, e sfugge a questa paura cercando di trasformare anche queste elezioni amministrative in una specie di referendum su di lui, provocando ogni giorno una rissa», spiega il capogruppo alla Camera Dario Franceschini. E in questo quadro si andrebbe a collocare anche il discorso riformista di Crotone di ieri del premier, con il quale, secondo il vicesegretario Enrico Letta, si è toccato il fondo: «Dobbiamo ribellarci». Non si può restare a guardare, perché, ora «cambiano le cose».Di certo il premier non si è risparmiato. «Ora spunta pure che non ci laviamo tanto e che siamo sempre arrabbiati. Che dire? La notizia vera è quella che viene dopo: più poteri a lui, meno al Colle, riforma della Corte costituzionale. Vi ricorda niente? Purtroppo a me sì», commenta la presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro, certa che chi come Berlusconi «evoca solo paura» sia ormai «alla frutta».Insomma, il Pd vede nelle riforme disegnate dal premier ancora una volta la voglia berlusconiana di esserci e da protagonista, ma al contempo un segnale di preoccupazione. «Il premier va alla guerra, ha evidentemente qualche dubbio sulla tenuta alle amministrative e ogni giorno ne dice una più grossa», secondo il vicepresidente vicario dei deputati Michele Ventura. «Quello che voleva dire è: cambiare i poteri di Napolitano e attribuirne di maggiori al presidente del Consiglio Berlusconi».E le riforme del premier continuano ad accendere gli animi delle opposizioni. Solo qualche ora prima il presidente del Consiglio aveva scatenato le ire di Granata (Fli) con la proposta «eversiva e demagogica» della «commissione di inchiesta sulla magistratura». Giudizio condiviso appieno dal leader dell’Idv Di Pietro.«Berlusconi è allergico alla democrazia parlamentare e vuole ridimensionare e limitare i poteri costituzionali», è la spiegazione che offre la presidente pd Rosy Bindi. Di qui la speranza di cambiare i giochi. «Noi sappiamo che queste elezioni sono anche un’occasione per dare a Berlusconi il cartellino giallo e preparare le condizioni per dargli il cartellino rosso alle prossime politiche».Una lettura che però non convince l’alleato Pier Ferdinando Casini. «Berlusconi e Bersani hanno dato un valore politico» nazionale «al voto amministrativo e così allontanano la gente dalla politica», spiega l’ex presidente della Camera.Ma l’occasione è troppo ghiotta per Bersani, sebbene l’idea di poter scalzare il premier resti un sogno lontano. A meno di una capitolazione del Nuovo polo di fronte all’ennesima offerta di una «convergenza tra centrosinistra e moderati, per fare le riforme». Nulla a che vedere con l’Unione. Ma di fatto, è l’ennesimo appello per l’ennesimo "no, grazie" da parte dell’Udc.
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