Continuano
le grane per Walter Veltroni e il Pd in merito alla cosiddetta "questione morale" sollevata una settimana fa da Napolitano e che non sembrava dover sfiorare il neonato partito, costruito sul pilastro dell'etica. Dopo i veleni degli ultimi giorni per il caso-Campania e l'inchiesta su Fondiaria-Sai a Firenze, stamane a surriscaldare il clima è arrivata la manifestazione di protesta di Leonardo Domenici. sindaco del capoluogo toscano, che si è incatenato davanti all'edificio che ospita il quotidiano "La Repubblica" per protestare contro l'informazione distorta del quotidiano circa i fatti di Firenze. La protesta, che è durata quasi due ore, si è conclusa poco fa, quando Domenici ha consentito ai suoi collaboratori di aprire il lucchetto che teneva insieme una catena avvolta tre volte attorno ad un palo, e si è liberato dichiarando di non aver voluto protestare contro la magistratura, ma solo di aver voluto ottenere l'ascolto dei mezzi di informazione per una «ricostruzione non distorta dei fatti».Anche Berlusconi è intervenuto sul caso: «È innegabile che ci sia, e c'è assolutamente» una questione morale all'interno del Pd. Lo ha detto arrivando a Pescara per una passeggiata in città a sostegno del candidato Pdl alla presidenza della regione, Gianni Chiodi.
L'inchiesta di Firenze. Sul fronte giudiziario sette avvisi di garanzia per corruzione e terreni per 168 ettari sequestrati. Su quello politico, dimissioni e il Pd, con la corsa aperta per le primarie del partito per la candidatura a sindaco, in mezzo a una sorta di terremoto. Sono gli effetti dell'inchiesta sulla trasformazione urbanistica dell'area di Castello, alla periferia nord-ovest di Firenze, che si estende tra l'aeroporto, la ferrovia e l'autostrada. I terreni sono di Fondiaria-Sai, gruppo Ligresti. Destinazione prevista: case, negozi, uffici privati e pubblici, un parco da 80 ettari. Operazione valutata in un miliardo di euro. Dall'estate scorsa si affaccia l'ipotesi di costruirci anche il nuovo stadio che i Della Valle progettano per la Fiorentina. L'inchiesta scoppia il 18 novembre scorso con gli avvisi di garanzia all'assessore all'urbanistica di Firenze Gianni Biagi, al suo collega di giunta Graziano Cioni, anche candidato alle primarie del Pd, a Salvatore Ligresti, al suo rappresentante Fausto Rapisarda, a un collaboratore di quest'ultimo e a due architetti. Biagi si dimetterà poi il 27 novembre, affermando la correttezza del suo operato. A lasciare l'incarico, sebbene non indagati per Castello, sono poi anche un dirigente dell'ufficio urbanistica e il capogruppo del Pd in Palazzo Vecchio. Oggi infine, con la decisione del Pdci di uscire dalla maggioranza che sostiene la giunta comunale, ha deciso di lasciare il suo incarico di assessore anche Paolo Coggiola, esponente dei Comunisti italiani.