venerdì 8 dicembre 2023
Le consultazioni nella notte sulla riforma sono state interrotte «perché erano le 3 del mattino e servivano anche dei pareri legali». Il commissario è fiducioso: accordo entro l'anno
Il commissario europeo Paolo Gentiloni

Il commissario europeo Paolo Gentiloni - Ansa

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Le consultazioni nella notte sulla riforma del Patto di stabilità sono state interrotte «perché erano le 3 del mattino e servivano anche dei pareri legali» necessari per un documento legislativo di questa portata, ha spiegato il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, sull'esito negativo della cena dell'Ecofin. «Sono fiducioso che si possa raggiungere un accordo entro l'anno», aveva dichiarato al suo arrivo alla riunione dell'Ecofin. L'impostazione della riforma è nota: si prevedono piani di spesa degli Stati a 4-7 anni con traiettorie tecniche calcolate dalla Commissione per il rientro del debito e del deficit. Con il disavanzo oltre il 3% del Pil scatta in automatico un aggiustamento strutturale annuo pari allo 0,5% del Pil. O almeno dovrebbe, perché il punto sembra a sorpresa tornato in trattativa su esplicita richiesta della Francia. Secondo il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire sarebbe «ragionevole» pensare a un modo per «incoraggiare gli investimenti e le riforme strutturali, introducendo una flessibilità che potrebbe essere di 0,2 punti all'anno». Per il resto sul Patto c'è un «accordo al 90%» con la Germania, ha affermato. Ma con regole che impediscono gli investimenti «non ci sarà innovazione, produttività e crescita in Europa», ha avvertito. «Questo principio è una linea rossa assoluta». Il "falco" tedesco Christian Lindner ha cercato però di chiudere rapidamente il tema: «Originariamente c'era un accordo per non toccare la procedura per deficit». Come contropartita Parigi sembra aver aperto sulla parola magica dell'aggiustamento strutturale, che non chiede più sia solo «primaria», ovvero senza considerare gli interessi sul debito. «I progressi fatti testimoniano che c'è un riconoscimento del fatto che non siamo in una situazione normale, c'è una guerra in Europa. Riteniamo che le nuove regole fiscali devono essere coerenti con gli obiettivi definiti a livello europeo, in particolare con le sfide sul cambiamento climatico e con riferimento particolare alla difesa», ha affermato il ministro Giancarlo Giorgetti. Al Parlamento europeo, intanto, i relatori della Econ hanno trovato un'intesa sulla riforma, che andrà al voto in Commissione l'11 dicembre e secondo le attese in Plenaria il 17 gennaio. «Crediamo che potremo avere una maggioranza perché abbiamo il supporto di S&D, Ppe e Renew», ha dichiarato una delle relatrici della Econ, Margarida Marquez. Al Pe non si prevedono salvaguardie sul deficit e si respinge anche l'idea che la procedura per deficit venga aperta in automatico, mentre sul calo del debito si parla di un arco temporale di 14-17 anni.


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