Il derby del centrosinistra a Palermo si giocherà domenica e lunedì e, alla vigilia del ventennale della strage di Capaci, la città avrà un nuovo sindaco.Non sarà facile tirare dalle secche il capoluogo siciliano a un passo dissesto finanziario, polveriera di emergenze sociali, ma i candidati giunti in finale promettono che il cambiamento ci sarà. Perché il vecchio leone Leoluca Orlando, forte del suo 47,4% di preferenze al primo turno (105 mila voti), «Il sindaco lo sa fare», mentre il giovane Fabrizio Ferrandelli ha «Il coraggio di cambiare», malgrado il suo 17,3% (38 mila voti). I loro slogan hanno tappezzato Palermo per settimane, provando a convincere fino all’ultimo gli indecisi, i riottosi, gli appartenenti ad altre coalizione, ma rifiutando apparentamenti tecnici.Orlando ha pescato a piene mani nell’elettorato di centrodestra, che ha voltato le spalle al candidato imposto dai partiti Massimo Costa, decretando un fortissimo ridimensionamento dei partiti tradizionali, rimasti tutti a percentuali a una cifra, anche quel Popolo delle libertà abituato a fare incetta di voti nella terra che il 61 deputati a zero a Berlusconi nel lontano 2001.Adesso è il momento del goal partita, ma le squadre che scenderanno in campo per il ballottaggio hanno subìto un rimescolamento dopo il primo turno, con pezzi del Pd, ufficialmente al fianco del candidato vincitore delle primarie, Ferrandelli, decisi a votare per Orlando, esponente di Idv. Gli aspri attacchi e le polemiche di due settimane fa tra i due contendenti, un tempo nello stesso partito, l’uno emanazione dell’altro, si sono sciolti sabato scorso con una stretta di mano, durante il dibattito pubblico organizzato da Addiopizzo. «Dal 22 maggio, se sarò eletto, cercherò il massimo coinvolgimento di tutte le forze consiliari», annuncia Orlando, sicuro della vittoria e che ha puntato tutta la sua campagna elettorale sulla sua esperienza pluriennale proprio sulla poltrona di Palazzo delle Aquile negli anni difficili dopo le stragi e sui suoi contatti internazionali.E Ferrandelli, che sottolinea l’importanza di un ballottaggio all’interno del centrosinistra, rilancia: «Dal 22 dimentichiamo le tifoserie e con atteggiamento responsabile riuniamoci per dare una speranza alla città».Le ricette messe in campo per spiegare ai potenziali elettori come potere risollevare Palermo dalle mille emergenze (precari, servizi inefficienti, raccolta e smaltimento rifiuti, edilizia popolare ed edilizia scolastica fatiscente) sono simili: non aumentare le tasse, far funzionare la macchina burocratica, puntare sul decentramento amministrativo, sulla vivibilità dei polmoni verdi in città. Le squadre di assessori presentate ai cittadini sono state composte pescando negli stessi ambienti: mondo dei professionisti, dell’Università, dell’impegno nel terzo settore.La grande attesa è su quei 48 mila elettori che al primo turno hanno scelto uno degli altri nove candidati. Ma l’impresa del giovane Ferrandelli sembra titanica.Altri due capoluoghi siciliani sono chiamati al ballottaggio: a Trapani i cittadini dovranno scegliere tra Giuseppe Maurici, appoggiato da 7 liste (Grande Sud, Fli, Mpa, Mps, Udc) e Vito Damiano (Pdl); ad Agrigento si confronteranno l’uscente Marco Zambuto (Udc) e Salvatore Pennica (Pdl, Grande Sud, Cantiere popolare Fli e Mpa).