martedì 7 aprile 2009
Un tributo di sangue lo hanno dato le Clarisse: è morta nel sonno suor Gemma, 61 anni, la badessa. Altre tre consorelle ferite. In paese mancano ancora le tende.
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Eppure la chiesa ha tenuto. Certo, le crepe dietro la facciata sono così lar­ghe che potrebbe venire giù da un momento all’altro, ma ha miracolosa­mente resistito alla spallata dell’altra not­te. La casa delle Clarisse, appena dietro, no. Il tetto al primo piano del convento ha schiacciato nel sonno suor Gemma Anto­nucci, 61 anni, la badessa del convento do­ve viveva con dieci consorelle e alcune no­vizie. Altre tre sono rimaste ferite. I vicini con le scale a pioli le hanno fatte uscire su­bito. Suore di clausura, ma aperte alla vita della comunità, come racconta Federico, 23 anni. «Che fosse la badessa – dice – proprio non si notava. Affabile, umile, come tutte le al­tre. Ospitavano i giovani per ritiri spiritua­li, per le veglie di Pentecoste e Capodan- no. Erano qui dal ’97. Da quattro che era­no, con suor Gemma erano cresciute, ar­rivando alle dieci di oggi... Anzi nove». An­che la chiesa, qui a Paganica, ha pagato il suo tributo di sangue e dolore. Dice don Dionisio Rodriguez, parroco di Paganica e direttore della Caritas diocesana: «Nella chiesa grande non sono riuscito a entrare, ma le altre cinque chiese sono state tutte danneggiate». La Caritas abruzzese si atti­verà da oggi. Qui la Terra da tempo annunciava la sua rabbia. Ugo De Paulis è il delegato del sin­daco dell’Aquila per la circoscrizione di Paganica che comprende anche Bazzano, San Gregorio, Tempera, Pesco Maggiore e Onna. E conta i morti: 4 o 5 qui, ma nel borgo vecchio si scava ancora: «Altri 6 o 7 a San Gregorio, tre a Tempera, a Onna mancano all’appello 50 o 60 persone. Pa­ganica vecchia è un disastro. Era parec­chio che eravamo in fibrillazione per que­ste scosse sismiche, più leggere, più forti. Fin da gennaio. Dicevano che il sisma si stava scaricando. Invece... Ma noi senza una co­municazione ufficiale non potevamo fare nulla. La bot­ta è stata impressionante ­ racconta con gli occhi sbarra­ti - lunga, lunghissima. Non abbiamo capito più niente, tra il boato e le suppellettili che cadevano. Il collettore che porta l’acqua dal Gran Sasso alla vallata è saltato, l’acqua ha allagato vari fabbricati. I soccorsi sono arrivati subito, come l’aiuto, meraviglioso, della gente qui attorno». La chiesa barocca sulla piaz­za ha danni gravissimi. Sulla facciata si legge: «Questo tem­pio, nel secolo XVII sacrato al­la Vergine Immacolata, l’arci­confraternita restaurò ed ab­bell... ». E non si legge altro perché quel pezzo non c’è più. Paganica vecchia ora è una città spettrale. I vicoli sono co­perti da tegole e calcinacci. Su per una sa­lita che porta il nome di «Sdrucciolo del periglio» si scorge una casa crollata. Un al­tro balcone è appeso per la ringhiera. Qual­che cane spaurito gira tra le auto schiac­ciate dai massi. Fuori, nelle frazioni, le fac­ciate, romanica di Santa Giusta e di ce­mento anni ’60 di San Lorenzo, località Sant’Elia, sette secoli di differenza, sono accomunate dai danni. Dentro la parroc­chia moderna la statua della Madonna è crollata sui pedali dell’organo, il cero pa­squale è a terra in pezzi, mezza facciata è giù e da dentro si vedono i monti inneva­ti. Santa Giusta non ha più il suo campa­nile a vela del XIII secolo. Qui al centro sociale di Santa Giusta, Mi­sericordie e protezione civile di Atripalda (Av) monta una delle tre tendopoli del comprensorio di Paganica: 600 i senza tet­to, ma tende solo per un terzo. Preceden­za a bambini e anziani. E gli altri? «Nelle macchine», dice un volontario mentre re­gistra gli sfollati sul retro di un vecchio ma­nifesto. «Le tende dovrebbero arrivare tut­te domani». Ore 17.57, sotto il prato un ur­to sordo. La Terra vibra, un vecchio im­preca: «Ancora!» Alla tendopoli di Pagani­ca, campo della «Polisportiva rugby 1969», i lavori sono frenetici. Ma le tende poche. E comincia a piovere. Paolo Vaccari della Protezione civile nazionale spiega che «gli abitanti di Paganica sono 5mila, la metà è senza casa, 1.400 ci hanno chiesto alloggio, altri si sono arrangiati da parenti, amici. Per domani (oggi per chi legge, ndr) la ten­dopoli sarà completa. Ma le tende pesano, servono i Tir, le aspettiamo da tutta Italia». Anche qui la prima notte per molti sarà sui sedili dell’auto. Ore 18 e 36, altra botta sor­da. La Terra non s’è ancora placata.
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