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Nessuna retorica, molta dolcezza: «Ciao mamma, ovunque tu sia, salutaci papà», firmato «Tutti noi». Non importa trolley, borsone, bagaglio, né che debbano raggiungere i binari o uscire, si fermano, molti, rimangono un po’. Molti leggono oppure scrivono, anche su uno scontrino, un tovagliolo di carta, un pezzo di carta qualsiasi, che infine appendono. Molti altri scattano foto col cellulare. Tanti dialetti, tante lingue, giapponese compreso.
Qui nella zona seminterrata della stazione Termini, dove sono i negozi, le scale mobili per raggiungere la metro o i treni o la linea per l’aeroporto di Fiumicino. Dove hanno sistemato due alti, belli, alberi di Natale, ormai ricoperti dai biglietti.
Veloce “statistica” a occhio e vien fuori, sopra a tutto, voglia d’amore, famiglia e pace, molti pensieri per la Palestina, un po’ per l’Ucraina e tanti per i nonni, qualche scivolone di pessimo gusto, un po’ di tifo calcistico, tante raccomandazioni per superare gli esami universitari (come «Vogliamo passare biochimica informatica e biologia! Grazie!»), diversi sorrisi.
«Caro babbo Natale, io in te non ci credo – scrive Aurù (cuoricino accanto al nome) -, ma nella rara possibilità che tu esista, voglio che senti tre cose. Che la mia mamma sia felice (è la più importante). Che Ginevra guarisca. Che io superi il quinto liceo con una buona media». Post scriptum: «Se magari riuscissi anche a sistemare questo mondo, te ne sarei grata».
C’è chi affida un pezzetto d’anima a luci e rami di questi due alberi: «Caro Babbo Natale, vorrei non perdermi più nella paura di fallire – chiede Tetyana -. Auguro a tutti di trovare la lucidità di capire che dopo un periodo buio, le cose sono sempre più belle. Spero che nessuno si senta solo in questo periodo». Martina chiede «due cose. Fai tornare a casa nonna e fai che sia orgogliosa di me». Ancora sui nonni: «Mi sono appena laureato, purtroppo non da medico come ti avevo promesso, ma da infermiere, spero tu possa essere lo stesso fiero di me. Ciao angelo mio», firmato «tuo N.».
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Questo scontrino del bar non ha firma, invece: «Caro Babbo natale, vorrei solo casa con dentro le persone che amo». Anche «Sam» non ha bisogno di troppe parole: «Vorrei volermi bene». Neppure questo è firmato: «Ti chiedo solo una cosa, che mio zio guarisca».
Un po’ più in basso c’è «la Vale», pragmatica e diretta: «Caro Babbo Natale, fai che questo Natale sia stupendo. E famme fidanza’». A proposito, richieste & rapporti di coppia? Tante: si va da «Vorrei che il mio ex non si facesse più vivo» a «Fai che vada a convivere col mio ragazzo e che mi chieda di sposarlo!» o a «Rendimi felice, trovami una relazione, ti prego». Ma la vera chicca è firmata «il marito»: «Caro Babbo Natale, dì a mia moglie che la amo tanto, però convincila a rompere di meno e se proprio non è possibile, sostituiscimela!». A dirla per intero, i biglietti che strappano sorrisi non sono pochi. Un altro davvero niente male? «Caro Babbo Natale, quest’anno, se non ti dispiace, scrivo alla Madonna di Lourdes, che almeno lei possa darmi una mano. Senza rancore, baci stellari. G.H.».
Qualcuno invece è struggente, mentre gli altoparlanti avvisano le partenze e annunciano gli arrivi dei treni. «Volevo scriverti questo biglietto alcuni giorni fa e avrei chiesto la salute per i miei genitori - scrive Annamaria -. Ora il mio papà non c’è più e ti chiedo che possa riposare nella serenità e nella gioia. Ti chiedo la salute per mia mamma e per tutta la mia famiglia».
Si chiede per sé, si chiede soprattutto per gli altri. «Tutto quello che vorrei, sinceramente, è poter vedere più spesso sorrisi sinceri sui volti delle persone» e «a te che leggi, non so chi sei o come te la passi, ma amati sempre».
Infine restano negli occhi le parole di Sofia, che deve avere sette od otto anni: «Babbo Natale voglio che porti la felicità in tutto il mondo!!!», tre punti esclamativi.