giovedì 9 luglio 2009
Duello nel Pdl sull’ipotesi di un emendamento al decreto anti-crisi. «Non è lo strumento giusto». Si studiano modifiche a favore del personale domestico. La Lega: resta il nodo ammissibilità.
 - Badanti, esercito straniero. Le irregolari sono 500mila
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No a «regolarizzazioni di massa», sì alla possibilità per le famiglie di avvalersi attraverso un contratto di lavoro di «persone che non destano problemi legati all’ordine pubblico». Il governo fa un passo nella direzione richiesta da diversi settori della sua maggioranza e, dopo giorni di pressing da parte dell’associazionismo cattolico e delle opposizioni parlamentari, apre a «percorsi che vogliano regolarizzare le cosiddette badanti, di qualsiasi nazionalità esse siano, anche italiane». È stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito a confermare il nuovo approccio possibilista dell’esecutivo, assai diverso dalla posizione del Viminale espressa solo due giorni fa dal ministro Roberto Maroni che aveva escluso qualsiasi tipo di sanatoria. Ma è sulle modalità di intervento a livello parlamentare, che ieri si è consumato un duello tutto interno alla maggioranza. L’ipotesi di un emendamento al decreto anti-crisi, presentato da quattro deputati del Pdl per accelerare i tempi della regolarizzazione, è stata esclusa dai vertici dello stesso partito in serata. «Il governo e la maggioranza stanno lavorando per trovare una soluzione concordata, seria e rigorosa al problema delle badanti che svolgono realmente questo lavoro nel nostro Paese. Il decreto sulle misure anticrisi ha un’altra finalità e pertanto non è lo strumento adeguato per affrontare questo problema» hanno precisato in una nota Fabrizio Cicchitto e Italo Bocchino. Tutto dipenderà dagli equilibri interni alla maggioranza e dall’atteggiamento della Lega Nord, che si è sempre dimostrata inflessibile nel dire «no» a sanatorie generalizzate, anche nei confronti del personale domestico. «Non avevo dubbi che il premier avrebbe raccolto positivamente la proposta di permettere a centinaia di migliaia di famiglie italiane di mettere in regola colf e badanti trasformando rapporti di lavoro in essere in regolari contratti di lavoro» ha commentato Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, il primo all’interno dell’esecutivo a chiedere una modifica dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza. Dal punto di vista operativo, l’esecutivo sta studiando soluzioni di mediazione, tenendo conto anche dei segnali giunti dalla componente degli ex di An, che (da Ignazio La Russa ad Andrea Ronchi) nei giorni scorsi aveva aperto alle richieste di Giovanardi. Nel ribadire «il rilievo sociale delle badanti», ieri Vito ha anche ricordato che le possibili nuove norme «potrebbero avere effetti positivi per il contrasto al lavoro nero» e portare fino a 11 miliardi di euro nelle casse dello Stato. Tutto bene? No. Il Carroccio ha fatto sapere, per bocca del presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Giancarlo Giorgetti, che «c’è la questione dell’ammissibilità», in riferimento all’ipotesi circolata di emendamento al decreto anti­crisi. Anche l’opposizione è apparsa tutt’altro che soddisfatta dalle parole del governo. «Abbiamo chiesto al governo di spiegare quale sia la linea scelta, quella Giovanardi che chiede una regolarizzazione o quella dei ministri Calderoli e Maroni che non ne vogliono sentir parlare. Non abbiamo ricevuto risposte» ha detto Gianclaudio Bressa, vicepresidente dei deputati del Pd rispondendo a Vito durante il question time. Il principale partito dell’opposizione ha sollevato nuovi dubbi sui 420mila immigrati «lasciati senza prospettive» che, secondo i dati del 2007, hanno fatto richiesta del permesso di soggiorno. «Il governo si è ubriacato con la sua stessa propaganda» ha aggiunto Bressa. Sono arrivate critiche anche dall’Udc, che per bocca di Michele Vietti, ha rilevato le «posizioni contrastanti nell’esecutivo sulla sanatoria. Il reato di immigrazione clandestina fa di ogni erba un fascio e colpisce anche badanti e colf, nonché i loro datori di lavoro anziani e disabili».
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