venerdì 4 febbraio 2011
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Un inaudito schiaffo al Parlamento, una lesione senza precedenti delle prerogative delle commissioni parlamentari fissate per legge». È un fiume in piena il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, quando a sera monta la polemica sulla decisione del Consiglio dei ministri di approvare il testo del federalismo fiscale come se niente fosse. Con toni aspri anche nelle parti più dialoganti dell’opposizione.«Un vero atto di arroganza. Il governo Berlusconi-Bossi, dopo tanta propaganda, finisce per approvare con un colpo di mano il federalismo delle tasse», sbotta il leader. Insorge compatto il Pd. Di «rottura ingiustificabile» e «atto politico scandaloso» parlano il lettiano Francesco Boccia e Pierluigi Castagnetti. Certo non due pasdaran. Così come dicono la loro i responsabili dei dipartimenti Economia ed Enti Locali del partito, Stefano Fassina e Davide Zoggia. «La prova di forza voluta dalla Lega e da Berlusconi non attenua la pesante sconfitta politica», dice il primo. Mentre il secondo parla di un’approvazione «semiclandestina» per accontentare l’elettorato nordista, che però presto si avvederà del «bluff». Un «esproprio eversivo» attacca il dipietrista Leoluca Orlando. Ma anche al centro si fanno sentire i "mal di pancia" per la ripresentazione immediata del decreto in sede di Consiglio dei ministri. Per Renzo Lusetti (Udc) «si vuole espropriare il Parlamento delle sue funzioni e non tenere conto del voto legittimo di un organo parlamentare». In una nota congiunta il presidente dei senatori, Gianpiero D’Alia, e il vicepresidente dei deputati, Gian Luca Galletti denunciano «un atto volgare e violento, adottato nella più assoluta illegalità costituzionale, che apre un ulteriore conflitto istituzionale».Già in giornata numerosi gli interventi polemici sull’interpretazione da dare al voto della Bicamerale. Con l’opposizione che non ci sta a derubricare il voto in pari a un incidente di percorso. Le dà man forte Gianfranco Fini che, intervenendo a un convegno del Terzo settore a Palazzo Marino parla di «situazione senza precedenti». Non sarà asse Bersani-Fini in chiave anti-Cav. Ma la consonanza si registra. Con Bersani che chiede un passo indietro a Berlusconi e rassicura la Lega, con noi il federalismo si fa. Più politica l’esternazione del segretario del Pd: «Se Lega e governo vanno avanti - ha detto Bersani - si finisce nel fosso. Il punto di fondo è che in quel decreto il federalismo non c’è. Quello di oggi non è un incidente politico ma è un inganno che viene a maturazione». Più procedurale l’intervento del presidente della Camera: «La commissione ha sostanzialmente respinto lo schema di decreto legislativo». Perché «chi conosce il regolamento delle commissioni bicamerali sa bene che in caso di pareggio il provvedimento in esame si intende respinto. Non c’è parere sostitutivo e alternativo». A Fini ribatte pronto Gaetano Quagliariello, vice capogruppo al Senato del Pdl. La situazione «paradossale, e contraria ad ogni principio di democrazia parlamentare» deriva «unicamente dal fatto che la composizione della commissione bicamerale non è stata adeguata alla decisione di alcuni parlamentari eletti nelle liste del Pdl di dar vita ad un nuovo gruppo parlamentare e di collocarsi all’opposizione», dice rivolto a Fli.
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