«Superiamo le visioni di parte e costruiamo un cammino comune di sviluppo e di speranza», perché c’è bisogno di un «processo di rinnovamento». Ma soprattutto, nonostante l’«angoscia» di questo tempo, «la nostra scelta è a favore della vita», in particolare «nel suo sviluppo, offrendo degne possibilità di lavoro e condizioni di vita sana e sicura». Con queste parole l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, ha concluso ieri sera la veglia di preghiera nella parrocchia San Francesco De Geronimo. Tanta gente ha affollato la chiesa nel "martoriato" quartiere Tamburi del capoluogo, a conclusione della fiaccolata organizzata dall’arcidiocesi. Una città intera che ha voluto riflettere sul suo futuro, in bilico tra la tutela dell’ambiente e la costruzione di uno sviluppo che generi lavoro.«Sono qui ad incoraggiare tutti perché prevalga la logica dell’unità e del bene comune – ha dichiarato il presule –. La Chiesa desidera favorire e accelerare il dialogo fra territorio, istituzioni e azienda. Che continui il percorso di ambientalizzazione della fabbrica, promosso dai vertici aziendali». Ancora, un incoraggiamento ai politici affinché concentrino «ogni loro sforzo perché sia garantito ai tarantini il benessere cui hanno diritto». Ed «ogni cittadino di questa città, riscopra il dovere della partecipazione e senta come suo il dolore di ogni fratello».«Le notizie e le immagini degli operai, scesi in strada a manifestare mi hanno toccato profondamente – ha detto Santoro –. L’apprensione per le loro famiglie, per i loro bambini, sono subito diventate le mie apprensioni». Non sono mancati i gesti forti ieri sera, come pure le parole «in un frangente durissimo della nostra vita comunitaria». L’arcivescovo ha ringraziato «il Santo Padre Benedetto XVI e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per aver espresso parole di vicinanza e di incoraggiamento a tutta la città in questa grave situazione». Ma ha anche salutato «tutti gli operai qui presenti, le associazioni sia ecclesiali sia culturali, ambientaliste e civili e le istituzioni politiche e sindacali», così come «gli ammalati riniti nella cappella dell’Ospedale Santissima Annunziata e i detenuti della Casa circondariale che nelle loro celle hanno posto un nastro in solidarietà con questo nostro momento».Perché, ha spiegato Santoro, «in un periodo di recessione economica mondiale, la perdita di una delle poche garanzie di lavoro deve essere assolutamente scongiurata, specie in un territorio come il nostro dove le possibilità di lavoro sono molto ridotte. Una improvvisa disoccupazione di massa sarebbe un danno irreparabile. E non solo per Taranto», ha continuato il pastore. Ecco perché, ha aggiunto, «desidero che gli operai sentano la solidarietà della Chiesa e del loro arcivescovo. Non vogliamo lasciarvi soli» perché «voi operai siete "il patrimonio più prezioso dell’azienda" (Giovanni Paolo II, ndr), il fattore decisivo della produzione».E così, «la Chiesa desidera favorire e accelerare il dialogo fra territorio, istituzioni e azienda perché gli operai non perdano il loro posto di lavoro. E perché l’ambiente, la salute e la vita siano difesi. Allo stesso tempo rinnovo il mio rispetto per l’operato della magistratura perché possa svolgere serenamente il suo lavoro».