La prima Corte d'assise d'appello di Roma ha confermato oggi l'assoluzione per tre uomini accusati dell'omicidio di Roberto Calvi, il banchiere coinvolto nel crack della Banca Ambrosiana e trovato impiccato a Londra nel 1982. La Corte ha deciso l'assoluzione del finanziere Flavio Carboni, dell'ex cassiere della mafia Pippo Calò e dell'ex boss della banda della Magliana Ernesto Diotallevi, che nel 2007 erano stati assolti con quella che un tempo era la formula dell'insufficienza di prove.Calvi, soprannominato "banchiere di Dio" per i suoi stretti legami con il Vaticano, fu trovato impiccato a un'impalcatura sotto il ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno 1982, con alcuni mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. Inizialmente la morte era stata archiviata come suicidio dalla procura di Milano. Nel 1992, però, la Cassazione decise il trasferimento dell'inchiesta dal capoluogo lombardo a Roma, la cui procura venne in possesso di nuovi elementi per aprire una nuova indagine per omicidio volontario e premeditato.Nel 1997 il gip del tribunale di Roma Mario Almerighi emise un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di omicidio a carico di Calò e Carboni come presunti mandanti del delitto Calvi. L'ipotesi dell'accusa era che Calvi fosse stato ucciso da Cosa Nostra perché impossessatosi dei soldi del pidduista Licio Gelli e dello stesso Calò. Nel 1998 Otello Lupacchini, il gip del tribunale di Roma subentrato ad Almerighi, ordinò una nuova perizia sulle cause della morte di Calvi. Fu questa perizia a stabilire che l'ex presidente del banco Ambrosiano non si suicidò ma fu invece assassinato.Nel settembre del 2003 la polizia britannica ha riaperto il caso.