Donare uno dei due reni a una persona sconosciuta e che mai incontreremo nella vita, per puro spirito di generosità, a titolo assolutamente gratuito, sarà d’ora in poi possibile. Il via libera è arrivato dal Consiglio superiore della sanità (Css), che all’unanimità ha definito la cosiddetta "donazione samaritana" «ammissibile, con alcune raccomandazioni». In particolare - ha spiegato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio - il Css autorizza la donazione tra viventi che non si conoscono a patto che venga seguito un rigido protocollo per scongiurare eventuali traffici illegali. Nel documento stilato dal Consiglio superiore della sanità si raccomandano così più punti, tra i quali il rispetto dell’anonimato del donatore e del ricevente, una valutazione psicologica e psichiatrica del donatore, nessun contatto tra donatore e ricevente né prima né dopo la donazione.Già il Comitato nazionale per la Bioetica in aprile aveva espresso parere essenzialmente favorevole alla donazione samaritana (seppure non all’unanimità), definendola «legittima» ed «eticamente apprezzabile», anche se certamente non sostitutiva del normale trapianto che già avviene da donatore defunto o da donatore vivo ma consanguineo (un familiare o comunque persona affettivamente legata al ricevente). «Siamo lieti che il Css abbia come noi ritenuto valido il trapianto di rene tra persone che non si conoscono», commenta Lorenzo D’Avack, vicepresidente del Comitato di Bioetica, «ma ricordo la necessità che il donatore comprenda bene i rischi potenziali e l’irreversibilità della scelta». Una scelta da cui non si torna indietro, e che comunque sarà rarissima: quante persone davvero decideranno di privarsi di un rene, entrando a far parte della categoria dei "grandi invalidi", per puro altruismo nei confronti di uno sconosciuto e senza ricompensa se non la coscienza di aver compiuto un gesto eroico? L’associazione Scienza&Vita sottolinea l’alto profilo etico della gratuità, ma si sofferma sul rischio elevatissimo di speculazioni a danno di soggetti economicamente e socialmente deboli, sul principio di indisponibilità del proprio corpo e sulle potenziali strumentalizzazioni finalizzate a giustificare anche la donazione di spermatozoi e ovociti. «Fino a oggi la nostra legislazione legittimava la donazione di rene tra familiari, ad esempio tra marito e moglie o tra persone mosse da un forte vincolo affettivo - fa notare anche Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato di Bioetica, che ha dato parere contrario -. Mi pare che il sì alla donazione samaritana manifesti un ottimismo che sconfina nell’irrealtà, e nel contempo sminuisca l’altra donazione, quella che già avviene nel contesto familiare, che invece è la più bella, vera e rassicurante...». È indubbiamente ottimista pensare che esistano persone pronte a farsi operare e vivere con un rene per amore dell’umanità: «Non escludo che l’eccezione possa esserci - chiarisce il bioeticista - ma la saggezza giuridica millenaria diffida da ottimismo e pessimismo, per basarsi solo sul realismo». E il realismo ci dice due cose: «Statisticamente l’ipotesi di donazione samaritana sarà irrilevante» se non vicina allo zero, mentre purtroppo «oggi è altissima la richiesta di compravendita clandestina di reni». Come a dire che l’occasione fa l’uomo ladro e spostare i paletti è pericoloso, quando è fin troppo facile trovare venditori tra le fasce povere sia d’Italia che del Terzo mondo. «La legge chiede garanzie forti di gratuità, ma le uniche credibili sono quelle familiari, solo una madre che dà il rene a suo figlio non dà adito a dubbi». Non solo: una volta accettato che il corpo non è più indisponibile, ci sarà qualcuno che vorrà andare oltre. «Se un rene può essere regalato, presto si inizierà a parlare di "rimborso spese", come già avviene per i gameti». Compravendite mascherate. Business che di samaritano non hanno proprio niente. Perplesso anche Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale: «Si dovrebbero invece incentivare le donazioni da viventi legati da vincoli d’amore, da noi drammaticamente basse, largamente diffuse all’estero».