mercoledì 2 dicembre 2009
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Oggi alle 13.30, convocato dal presidente Sergio Pecorelli, si riunisce il consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), per rivedere la sua delibera sulla immissione in commercio in Italia della Ru486, delibera varata il 30 di luglio e ratificata dall’agenzia il 30 settembre. Ma da un parere del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, è venuta venerdì scorso la richiesta di specificare che l’intera procedura abortiva farmacologica, fino all’accertamento dell’avvenuta espulsione dell’embrione, deve essere effettuata in «regime di ricovero ordinario», sia per garantire la compatibilità con la legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza, sia per scongiurare gravi rischi per la salute della donna comportati da altre procedure. Il parere di Sacconi è stato sollecitato giovedì scorso dalle conclusioni dell’indagine conoscitiva della commissione Sanità del Senato sulla Ru486. Peraltro l’assessore alle Risorse e finanze della Regione Lombardia, Romano Colozzi, l’unico componente del cda che il 30 luglio espresse voto contrario all’immissione in commercio del farmaco, ha confermato in una memoria inviata al presidente della commissione e relatore dell’indagine, Antonio Tomassini, che, in evidente contrasto con la 194, non è in alcun modo possibile ottenere la garanzia che l’espulsione del feto avvenga all’interno di una struttura sanitaria. La conclusione dell’indagine del Senato ha evidenziato anche preoccupazione per i nuovi dati emersi nella letteratura internazionale sui decessi di donne verificatisi dopo l’assunzione della Ru486. Si è auspicata, quindi, la riapertura in ambito europeo della «discussione di merito sul rapporto rischi/benefici» della pillola abortiva. Del resto, anche Sacconi ha considerato «necessario un attento monitoraggio del percorso abortivo in tutte le sue fasi», anche per disporre di un rilevamento di dati di farmacovigilanza che consenta di verificare il rispetto della legge. Dopo una decisione, anche se presa a maggioranza, l’agenzia dovrebbe dare mandato al direttore generale, Guido Rasi, di pubblicare in Gazzetta ufficiale la determina tecnica, pubblicazione da attendersi in un periodo dai 7 ai 15 giorni.
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