Silvio Berlusconi e Niccolò Ghedini, chiusi per l’intero pomeriggio nella residenza milanese di Arcore, ragionano sull’ultima offensiva sferrata dall’Espresso che pubblica online alcune registrazioni fatte tra ottobre e novembre 2008 da Patrizia D’Addario, testimone nell’inchiesta avviata dalla Procura di Bari su gossip e politica. La polemica tra Pd e Pdl divampa in tempo record e, intanto, anche sul sito di Repubblica si sferra l’attacco: «Le registrazioni degli incontri con il premier fatte dalla escort a Palazzo Grazioli. La prima festa a metà ottobre e poi la notte trascorsa assieme il 4 novembre 2008. L’Espresso pubblica le prove che la donna che ha chiamato in causa il presidente del Consiglio dice la verità». È troppo per Berlusconi e tocca a Ghedini replicare al lavoro dell’Espresso: materiale «senza alcun pregio, del tutto inverosimile e frutto di invenzione ». È una nota dura quella confezionata dall’avvocato del premier. Ghedini puntualizza: «Come risulta dagli atti, la D’Addario ha consegnato delle registrazioni asseritamente eseguite, alla Procura della Repubblica di Bari, e che sono tuttora in possesso di tale Procura, sottoposte a regime del segreto di indagine e del divieto assoluto di pubblicazione». Ghedini chiede chiarezza: «L’autorità giudiziaria competente verifichi come i giornalisti siano entrati in possesso » delle registrazioni. Poi minaccia: «Comunque la pubblicazione è di per sé un illecito che dovrà essere perseguito, e nei confronti di chiunque ritenesse di riprendere tale materiale saranno esperite tutte le azioni legali del caso». Lo scontro torna a dividere gli schieramenti. Il Pdl è compatto e il coordinatore Ignazio La Russa registra una corale indignazione con dieci parole: «È il disperato tentativo di portare la politica italiana nel gossip più becero». È un botta e risposta che sembra destinato a durare anche nelle prossime ore. Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, si schiera con il gruppo editoriale l’Espresso-Repubblica: «Le registrazioni ristabiliscono il confine tra realtà dei fatti e pietose bugie tese a nasconderla. La realtà desolante che emerge dai nastri è che la escort non era affatto una estranea sconosciuta e che i compensi alle partecipanti alle feste del premier erano una consuetudine ». E allora – chiosa l’ex ministro del Pd – «invece di attaccare la stampa che fa il suo mestiere, a palazzo Grazioli dovrebbero decidere finalmente di fare chiarezza di fronte al Paese». La reazione non tarda. «Ancora una volta l’Espresso torna a rovistare nella spazzatura nell’inutile tentativo di rinverdire un caso inesistente », tuona il viceministro delle Comunicazioni, Paolo Romani che dopo aver auspicato una «riflessione collettiva per chiedersi cosa tutto ciò abbia a che fare con il giornalismo di inchiesta e la corretta informazione », avverte: «L’azione di chi vuole avvelenare i pozzi e imbarbarire il clima politico nel Paese è destinata a cadere di nuovo nel vuoto. Infatti, nonostante la lunga campagna diffamatoria che da mesi il gruppo Espresso- Repubblica sta portando avanti, gli italiani dimostrano di avere fiducia nel loro presidente del Consiglio ». Sarà, ma il Pd insiste e Paolo Nerozzi rilancia l’atto d’accusa: «Il presidente del Consiglio, di menzogna in menzogna, ha continuato a calunniare la libera stampa e a far del male al Paese, minandone il prestigio e la credibilità. È anche per questo che ha il dovere di venire al più presto a riferire in Parlamento ». Ancora attacchi e ancora repliche. Ultima quella di Margherita Boniver: «Ancora una volta L’Espresso si distingue per l’appassionato desiderio di verità: frugando e rifrugando nella spazzatura è riuscito a riciclare brandelli di registrazioni sconclusionate e datate. Sarebbe meglio che prendessero qualche tempo di meritato riposo».