venerdì 6 luglio 2018
E intanto il fronte della paura è il Parco nazionale del Vesuvio, a forte rischio idrogeologico
Terra dei fuochi, roghi all'ingrosso: bruciano quasi solo discariche
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La Terra dei giochi. Sempre sporchi, sempre col fuoco, sempre coi rifiuti, ma diversi. Adesso qui fanno le cose in grande, quasi niente più piccoli roghi (tossici) a centinaia di giorno e notte, quasi solo invece grossi incendi (dolosi) nelle discariche. Conviene. Molto. Come minimo perché bonificare un terreno inquinato costa (quindi rende…) tre volte di più se bruciato. Perché magari si riesce a far sparire quel che non si deve trovare e diminuiscono anche i rischi.

Bisogna aver pazienza, fare il pieno e un bel po’ di chilometri sotto il sole e la luna, fermarsi spesso a guardar bene e bere per il gran caldo, consumare giorni, sporcarsi scarpe e pantaloni, spulciare documenti, prendere il caffè con chi è affidabile, non ama i riflettori, conosce posti e storie meno ufficiali. Così i pezzi vanno a posto da soli.

Fumo. Ma bianco. Solo sterpaglie bruciate da un contadino, niente rifiuti in cenere, niente aria tossica, niente fiamme. Neanche qui. Eppure le strade sono le stesse, fatte e rifatte centinaia di volte negli ultimi dieci anni, l’Asse mediano, la Nola-Villa Literno e poi quelle tra Frattamaggiore, Acerra e Caivano, Torre del Greco e Orta di Atella e decine, decine di altri comuni a sud di Caserta e nord di Napoli. Quelle lungo le quali ogni nove, dieci chilometri incontravi, più o meno vicina, la solita colonna di fumo nero e
untuoso
, la puzza, la paura. I roghi tossici con le prime luci dell’estate diventavano migliaia e continuava così da diversi anni. Invece, da qualche mese qui appunto ci si sorprende. La Terra dei fuochi improvvisamente fatui.

Rifiuti tossici svaniti? Magari. Semplicemente, adesso si sversa e brucia all’ingrosso. Per capire ci sono frasi illuminanti nel capitolo sui crimini ambientali, che si apre a pagina 287, dell’ultima "Relazione" della Direzione nazionale antimafia (datata giugno 2017): «Se prima le strutture dedite alla criminalità ambientale per aver luoghi dove smaltire illegalmente si rivolgevano alla camorra, adesso quelle stesse strutture dispongono di discariche legali dove operare illegalmente e di quanto occorra per farlo». Risultato? «Oggi il crimine ambientale si basa sulle proprie forze – annota la Dna – e ha saputo perfezionarsi per rendersi completamente autosufficiente, a parte la necessità d’instaurare rapporti con i pubblici poteri attraverso la corruzione».

Prendiamo ieri sera. A San Cipriano d’Aversa finisce in fumo e fiamme un grosso deposito di rifiuti speciali a quattro passi dalla stazione ferroviaria e altrettanti dal cimitero. Incendio doloso. Su un terreno in passato già inquinato e già bonificato. Oppure prendiamo domenica scorsa San Vitaliano, strozzata dal fumo provocato dall’incendio di un enorme capannone pieno di ecoballe. È sceso a guardare cosa fosse successo anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e l’ha detto chiaro: «Trecento roghi di siti di stoccaggio rifiuti in due anni in Italia sono tanti...». A proposito, da queste parti dicono che l’azienda proprietaria del capannone
trattasse rifiuti per bene e secondo legge. Ancora la Dna, ancora quella Relazione: «Il sistema della gestione dei rifiuti in campo nazionale si è sempre basato e continua a basarsi sulla commistione di attività legali e illegali». Magari quell’azienda di san Vitaliano esagerava con le prime.

Altro fronte. Cominciò proprio oggi – un anno fa – l’inferno di fuoco nel Parco nazionale del Vesuvio. Durò un paio di settimane. A fine agosto fecero i conti e dalle fiamme (dolose) erano stati sbranati 1.980 ettari di patrimonio forestale. (LEGGI QUI) L’allarme invece era già arrivato un mese prima, a fine luglio: «È aumentato il rischio idrogeologico per la potenziale invasione di flussi fangoso-detritici nelle aree urbane a valle dei versanti devastati dal fuoco», scrisse sul sito del Cnr Silvana Pagliuca, ricercatrice del Centro per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo. E andando in questi giorni fra le pendici si scoprono fratture nel terreno via via in questi mesi allargatesi, "canali" scavati dall’acqua, zone sequestrate e non ci si potrebbe mettere piede) e pietre laviche che prima quaggiù non c’erano e sono scivolate a valle fino a lambire i centri abitati. Perciò fra la gente la paura resta silenziosa, ma s’è ispessita. Quella di nuovi incendi che possano infliggere il colpo di grazia al Parco. E, soprattutto, quella di una bomba d’acqua che s’abbatta a monte...

Un fuoco al giorno mette il medico di torno. Da queste parti vivono due milioni di persone e pagano soprattutto i più piccoli, come spiega anche l’Istituto superiore di sanità da un paio di anni e gli oncologi da una vita. Perciò, infine, bisogna fare un salto all’oncoematologia pediatrica. Avere coraggio di vedere quanti bimbi sono sotto chemio. E così rendersi conto come per loro questa Terra diventi dei gioghi. Mortali.

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