Il segretario della Lega, Matteo Salvini, incontra i giornalisti in piazza San Luigi dei francesi - Ansa
Nel tira e molla di centrodestra, è il giorno del penultimatum di Matteo Salvini a Silvio Berlusconi. «Aspettiamo che faccia i suoi incontri e i suoi conti», ma la riserva andrà sciolta «prima che si cominci a votare la settimana prossima», attacca il capo della Lega. Dentro o fuori entro sabato, massimo domenica. Il non detto è che in assenza di riscontri concreti (i famosi 505 voti necessari a scalare il Quirinale dalla quarta votazione) il leader di Forza Italia dovrà concordare con gli alleati il percorso per la ritirata strategica, lasciando che sia lo stesso Salvini a fare una proposta. «La settimana prossima – avanza nel ragionamento il leader del Carroccio –, quando si comincia a votare, la Lega come forza responsabile e di governo, adesso e nei prossimi anni, farà una proposta che penso potrà essere convincente per tanti se non per tutti ». L’alternativa al Cav., insomma, sarebbe pronta.
Ciò che segue è un vero e proprio terremoto politico. Forza Italia, attraverso Antonio Tajani, fa arrivare a Salvini lo sconcerto per quella che appare un benservito al Cav. Il capo della Lega è costretto a far uscire una mezza corre- zione di rotta: «Respingiamo le letture malevoli – dice una nota del Carroccio –, Salvini è in linea con quanto deciso all’ultimo vertice di Villa Grande », venerdì scorso. A stretto giro, anche Forza Italia emana un comunicato in cui rassicura: «La linea è la stessa, Berlusconi è il candidato più autorevole».
Una tregua armata, insomma, che comunque sfalda l’idea di compattezza, sebbene forzata, emersa venerdì scorso nella residenza romana del Cav. Sono così dirompenti, le parole di Salvini, che alla fine nemmeno i comunicati stampa 'di pace' servono a risolvere il problema politico. I due debbono sentirsi in un «lungo colloquio telefonico». Fi fa sapere che è stato il leader leghista a chiamare Berlusconi. Il quale, chiedendo e ottenendo una correzione, ha voluto riaffermare la sua ferrea volontà di portare avanti la candidatura, o comunque di decidere lui tempi e modi per un 'passo di lato'.
La giornata era già tesa per la notizia, emersa domenica, di una lettera di Denis Verdini papà della compagna di Salvini, storico numero 2 di Berlusconi e tuttora ai domiciliari per bancarotta - a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri. Il contenuto: da un lato uno stato quasi di esaltazione per il «sogno» di Berlusconi al Quirinale, dall’altro la richiesta esplicita, allo stesso Cav., di lasciare a Salvini il ruolo da kingmaker nel caso la sua candidatura non avesse i numeri. Una missiva dalla duplice interpretazione, dunque. Sempre più evidente in ogni caso è la lotta per la centralità tra Salvini e Berlusconi, accompagnata, ieri, dal silenzio di Giorgia Meloni e dei leader centristi, che però le loro riserve sul Cav. già le hanno espresse. Quanto alle alternative del capo della Lega, i nomi sono vari: da Letizia Moratti alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, a Franco Frattini. Voci accreditano anche Giulio Tremonti. Ma più i giorni passano più Salvini potrebbe perdere una possibilità di proposta. E trovarsi di fronte a scenari ineluttabili come Mario Draghi («Deve restare premier, ma anche con lui il governo dovrebbe cambiare», conferma il capo leghista), Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini. O trovarsi a competere in aula con un nome di centrosinistra, come Rosy Bindi.
Salvini vorrebbe risolvere con un nuovo vertice domani o giovedì. Ma il Cav. potrebbe ottenere una proroga a sabato. La proposta a Berlusconi potrebbe essere quella di una nota comune per annunciare il passo di lato, anche per motivi di età e di salute, per cercare un nome che goda di un ampio sostegno. Ma al momento il Cav. non ne vuole sentir parlare.