sabato 22 marzo 2025
Il colle prova a indicare la linea sui dazi: «Immotivate chiusure autarchiche». E Giorgetti lo segue: «Minano la stabilità». La premier si prepara per l'Eliseo, ma Salvini la pressa: «Seguiamo Trump»
Il presidente della Repubblica Mattarella in visita al Forum dell'olio e del vino

Il presidente della Repubblica Mattarella in visita al Forum dell'olio e del vino - Ansa

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Nel gioco di equilibrio imbastito da Giorgia Meloni sull’asse Washington-Bruxelles si inserisce il Colle, da dove parte una bordata netta contro il rischio di nuovi protezionismi. Una preoccupazione condivisa con Giancarlo Giorgetti, altrettanto critico contro i dazi invocati da Donald Trump e quindi, in un certo senso, anche con il passo in avanti del suo segretario, Matteo Salvini, e la controversa telefonata al vicepresidente americano J.D. Vance. Una mossa che non è piaciuta al capo della Farnesina, Antonio Tajani, costretto a rivendicare ancora una volta le sue competenze. Il tutto mentre il capo dell’esecutivo si prepara a volare a Parigi per il nuovo consesso dei Volenterosi, dove però si intravede la possibilità che vengano accolte le sue istanze per un allargamento extra-Nato delle forze chiamate a intervenire in Ucraina.

Il monito di Sergio Mattarella è arrivato sabato dal Forum della Cultura dell’olio e del vino, a Roma. Il presidente ha parlato di «nuove nubi all'orizzonte portatrici di protezionismi immotivati» e «di chiusure dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico». Un quadro che «danneggerebbe in modo importante settori di eccellenza italiani», ha proseguito, e che in passato «ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto». L’intervento, come detto, fa il paio con quello del ministro dell’Economia al giuramento degli allievi ufficiali della Fiamme Gialle, a Bergamo, durante il quale Giorgetti ha messo in guardia dalle «armi non convenzionali» usate per «minare la stabilità e la giustizia a livello mondiale», con riferimento esplicito ai dazi e alle criptovalute. «Stiamo assistendo a quello che Thomas Kuhn definirebbe un cambiamento di paradigma - ha incalzato il titolare del Mef -. Il vecchio ordine internazionale vacilla per lasciare il posto a quello che oggi sembra delinearsi come un nuovo disordine mondiale. Un periodo di grande incertezza politica ed economica, segnato da conflitti armati diffusi e minacce tecnologiche sempre più incombenti. Ma anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l’utilizzo di dazi e criptovalute».

Parole da cui viene fuori un posizionamento piuttosto distante da quello assunto da Salvini, che invece continua a sponsorizzare Trump e la sua road map sulla pace e che ieri ha di nuovo suggerito di «accompagnare» il presidente Usa nel suo percorso. Ma il leader leghista è andato anche oltre, parlando di Putin e attaccando la Ue per il Rearm Eu: «Molti fino a un anno fa dicevano che Putin era morto. E adesso che quello stesso Putin sta per invadere l'Europa e quindi bisogna investire 800 miliardi, non in ospedali, strade o scuole, ma in armi». Tajani, però, non ha gradito l’ennesima invasione di campo e, pur senza nominarlo, ha fatto capire a Salvini di restare al suo posto, prima di derubricare la telefonata a Vance a un’iniziativa personale. Le intemperanze di Salvini hanno allertato anche il leader dei popolari europei, Manfred Weber, che si è detto preoccupato per l’ammirazione del ministro dei Trasporti e di tutti i Patrioti nei confronti di Trump.

Uno scenario piuttosto turbolento in vista del viaggio di Meloni all’Eliseo. La premier ha tempo fino a giovedì prossimo per richiamare all’ordine Salvini e dal momento che a Parigi ci sarà anche Zelensky non è difficile immaginare che gli chiederà ancora una volta di mantenere il profilo basso sul conflitto in Ucraina. Senza contare che il gruppo dei volenterosi sembra finalmente disposto ad aprire la coalizione anche a Stati non Ue e fuori dalla Nato, che è precisamente quello che ha chiesto la premier. In questo senso è lecito pensare che anche le parole di Guidi Crosetto sulle trattative tra Roma e Starlink (il sistema di comunicazione satellitare di Elon Musk) siano funzionali al viaggio di Meloni in Francia. Il ministro della Difesa ha parlato di uno stallo, che in fondo è un buon modo per far passare il messaggio agli alleati europei che l’Italia non arriverà al tavolo dei volonterosi avendo in ballo un affare con un membro dell’amministrazione Usa. Un modo per togliere argomenti fin troppo facili a chi pensa che l’indisponibilità di Meloni ad abbandonare Trump celi altri interessi. Non è detto che funzioni ma resta un tentativo legittimo di disinnescare gli eventuali attacchi che arriveranno dai Paesi meno disposti ad assecondare i desideri del presidente Usa.

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