Tre i motivi alla base della sentenza di lunedì che ha nuovamente confermato un orientamento giurisprudenziale che riafferma con chiarezza diversi punti importanti: in Italia non può essere introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come sottolineato costantemente anche dalla Corte costituzionale; il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso non costituisce in alcun modo discriminazione nei loro confronti; le convenzioni internazionali non obbligano in alcun modo a introdurre il matrimonio omosessuale, ma lo lasciano alla piena autonomia della legislazione nazionale. La sentenza era stata richiesta a fronte del divieto di procedere alle pubblicazioni di matrimonio, previste per le coppie di persone eterosessuali, a favore di una coppia di persone omosessuali. Nonostante sia in primo che in secondo grado fosse stato negato il diritto alle pubblicazioni, è stato necessario l’intervento della Cassazione. La Cassazione - sottolinea il Forum delle associazioni familiari con una nota - ha introdotto un altro importante elemento di novità, che indica la strada che il legislatore potrà percorrere, sottolineando l'esigenza di un “trattamento omogeneo di tutte le situazioni che presentano un deficit od un’assenza di tutela dei diritti dei componenti l’unione derivante dalla mancanza di uno statuto protettivo delle relazioni diverse da quelle matrimoniali”. In altre parole il legislatore deve regolamentare le unioni di fatto senza distinzioni tra quelle tra stesso sesso e sesso diverso ("tutte le situazioni"), e soprattutto deve tener distinte le unioni di fatto dalla famiglia fondata sul matrimonio. Ciò conferma quanto segnalato dal Forum e da molti altri nell’audizione in Senato sulla proposta di testo base della senatrice Cirinnà: non è corrispondente al dettato costituzionale l’equiparazione delle unioni di fatto al matrimonio (come di fatto fa il testo base Cirinnà); la diversa disciplina tra le coppie di persone dello stesso sesso e tra quelle di sesso diverso (prevista sempre dal Cirinnà) non ha ragion d’essere, poiché questa sì discriminatoria. Inoltre, per quanto attiene ai diritti fondamentali delle persone non serve una legge ad hoc poiché le persone - tutte le persone - ne godono indipendentemente dal loro status di coniuge o di componente di una convivenza. "È evidente ancora una volta che il testo Cirinnà non è adeguato a far fronte alle pur legittime aspirazioni delle coppie omosessuali, ci aspettiamo dunque che la Commissione Giustizia del Senato abbandoni questo testo base, e individui una nuova soluzione, appropriata ma soprattutto condivisa, senza introdurre forme di simil-matrimonio o di impropria assimilazione delle unioni di fatto alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna" sottolinea il Forum. Sulla stessa lunghezza d'onda Scienza e Vita che sottolinea come dire no alle nozze gay non significa discriminare. "La sentenza con cui ieri la Corte di Cassazione ha ribadito che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è inidoneo a produrre effetti giuridici perché non previsto dalla legislazione del nostro Paese senza che questo generi effetti discriminatori, induce a riflettere”, commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’associazione. “Questa pronuncia infatti ha il merito di dire con chiarezza che non tutto può essere letto sotto la lente della discriminazione. Parlare di unicità della famiglia naturale e del matrimonio tra una donna e un uomo non significa affatto esprimere giudizi ideologici od omofobici, come spesso si dice. Occorre perciò operare delle distinzioni, prendendo le distanze dagli atteggiamenti omofobi, rivendicando al contrario la libertà di espressione, quando questa non sia lesiva della dignità di altri”. “La Cassazione ha riportato il discorso nel suo giusto alveo: la mancata estensione del modello matrimoniale alle coppie omosessuali non è lesiva della parità dei diritti, che è principio costituzionalmente garantito e che non va confuso con rivendicazioni di uguaglianza”.
Il Forum delle associazioni familiari e Scienza e Vita: no all'equiparazione delle unioni di fatto con il matrimonio. La sentenza della Cassazione di lunedì ribadisce la necessità di mandare in pensione il testo della senatrice Cirinnà.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: