giovedì 2 aprile 2009
 Tante contraddizioni Bisognerà vigilare che per risolvere questi casi non si apra la porta a soluzioni eugenetiche
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La sentenza di ieri apre delle «contraddizioni» nella legge 40. Ma «non stravolge» la normativa nata nel febbraio del 2004 e passata indenne dal referendum del giugno 2005. In attesa, come è di rito in questi casi, di conoscere le motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha ammesso alcune eccezioni di conformità alla Carta e ne ha rigettate altre, Aldo Loiodice, docente di Diritto costituzionale all’Università di Bari, riflette sulle prime anticipazioni della decisione della Consulta. Alcuni paletti restano: come il divieto di crioconservazione e l’irrevocabilità del consenso della donna all’impianto. Ma l’aver tolto il limite di tre embrioni può rischiare di aprire un mercato «occulto». Perché se ne vengono creati in eccesso un dilemma si pone: lasciarli morire o congelarli? Come giudica questa dichiarazione di incostituzionalità di due punti della legge? La sua logica, di cui vedremo le motivazioni, va nel senso di risolvere un conflitto di interessi tra il concepito e la futura madre in termini di prevalenza della salute di questa piuttosto che del diritto alla vita. Il che richiede le spiegazioni che attendiamo. I ricorsi che sono stati accettati stravolgono la normativa? La legge ne viene più mutilata, direi, che stravolta. E si creano delle aperture in contrasto con il suo spirito. Che era di contenere il fenomeno della procreazione artificiale e renderlo leggibile nel quadro di una tutela dell’embrione. Ora la tutela diventa, diciamo così, differenziata. Non più omogenea per tutti gli embrioni, perché è rimessa a casi variegati. Ma la legge così può continuare a tenere? Con il divieto della crioconservazione si riduce il rischio di utilizzo degli embrioni. Resta, però, da verificare qual è il nuovo senso che si intende attribuire alla legge. Cosa ci si può attendere ora dal legislatore? Di solito la corte dà al Parlamento un’indicazione su quello che deve fare. Speriamo lo faccia anche stavolta. Poi il Parlamento stabilirà quello che ritiene sia meglio, cioè quale tutela dare alla madre e quale al figlio. Perché su di esse occorre grande chiarezza. Chi ha sostenuto il ricorso ora esulta. Ma si tratta davvero di un giudizio sul funzionamento della legge? Mi pare eccessivo giudicare una legge dai casi limite (i ricorsi riguardavano coppie portatrici di malattie genetiche che si erano rivolte ai tribunali ndr). E bisogna inoltre stare attenti al pericolo che, per risolvere questi casi, non si apra indirettamente la porta a soluzioni eugenetiche che vanno assolutamente evitate. Il Parlamento deve tener fermo questo punto. E anche sul fatto che mercati non se ne possono aprire. Questo non significa che la salute della donna non vada tutelata. Il fatto che siano state rigettate le altre istanze parla di un giudizio differenziato e non facile. La Corte ha mostrato grande equilibrio. E anche preoccupazione per i vari aspetti. Ora, ripeto, vanno lette le motivazioni per capire come ricostruisce il nuovo senso della legge.
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