Migranti soccorsi da Alarm Phone Sahara - da P.L.
Anche se in Libia è caos totale, le rotte migratorie nel Niger non si fermano mai. I flussi da ovest passano verso l’Algeria e continuano a varcare ad est la frontiera con la Libia, su piste sempre più rischiose e mortali. E l’Algeria continua a respingere persone in piena notte lasciandole al point zero, terra di nessuno concordata con un trattato tra Algeri e Niamey nel deserto, a 15 chilometri dalla città di Assamaka dove l’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha aperto un ufficio. E nel nulla, seguendo le luci in lontananza e perdendosi spesso, i migranti continuano a morire nel silenzio e nell’indifferenza.
119mila i rifugiati che vengono accolti nel Niger. Gli sfollati ospitati nel poverissimo ma generoso Paese dell'Africa Occidentale invece sono 156mila
È il resoconto di quello che accade ogni giorno oltre il confine libico, nel Niger, nuova frontiera strategica dell’Europa e bastione per reggere all’urto del terrorismo jihadista che sta infiammando il Sahel, dal Mali al Burkina Faso fino a Nigeria settentrionale e Ciad per creare un grande Califfato. Lo confermano i testimoni della società civile di questa regione, che qualche anno fa hanno dato vita ad Alarm Phone Sahara, associazione finanziata da donatori europei che informa chi transita da Agadez, snodo dei traffici di ogni genere verso la costa mediterranea africana, dei rischi che corrono lasciando i numeri di emergenza cui rivolgersi.
I "Lanceurs d'alert" che si occupano di intercettare gli Sos lanciati dai profughi nel deserto - da P.L.
Il monitoraggio è effettuato lungo le piste dai lanceurs d’alert, guide o ex passeurs tuareg messi fuori legge nel 2015 con una norma fatta su pressione dell’Europa che ha messo in ginocchio l’economia della zona badata sul traffico fino ad allora legale. «Dopo quella data – afferma Moctar Dan Yaye, portavoce di Alarm Phone Sahara – i viaggi sono diventati molto più pericolosi perché i trafficanti si sono diretti su piste non tracciate e poco battute».
da Google maps
Incontro Moctar a Niamey, la capitale, dove vive facendo la spola con Agadez. Parla dei lanceurs tuareg e dei loro valori di uomini del tenerè, il deserto di sabbia dove la vita umana può essere in pericolo ma è sacra, come per gli uomini del mare. «La scorsa settimana – racconta – abbiamo salvato un gruppo di persone che dopo Arlit (la città delle miniere di uranio a nord) si erano fermate su una pista poco battuta per un guasto al camion che le stava trasportando verso l’Algeria. In quel punto non c’è la rete per i cellulari e se non fossimo passati noi a riparare il mezzo, sarebbero stati nei guai». Chi passa da Agadez? «Maliani, gente del Burkina e nigeriani che fuggono tutti dai terroristi. Recentemente è cresciuto il flusso di camerunensi e guineani. Passano da qui anche yemeniti e siriani».
L’Algeria, la più ricca dei paesi del Sahel e dell’area sub-sahariana, è la meta preferita anche dei nigerini, il cui Paese, pur ricco risorse minerarie ed energetiche importanti come l’oro e il petrolio, si trova all’ultimo posto per sviluppo umano e al 146esimo posto – su 197 – per Pil. Ma i nigerini sono migranti stagionali, «che – puntualizza Moctar – hanno anche creduto ai programmi di conversione per i passeur finanziati dal governo. Ma in tre anni, su 3.500 progetti, ne sono stati finanziati 300».
Il Niger è afflitto anche dalla piaga della corruzione ed è al 120esimo posto su 180 nell’apposito indice globale di Trasparency. «Il problema sono oggi soprattutto i respingimenti dall’Algeria. I poliziotti algerini – accusa il portavoce di Alarm Phone Sahara – prendono ai migranti soldi, telefoni e documenti e li lasciano a 15 chilometri da Assamaka di notte, dicendo loro di seguire le luci. Chi si perde è morto. E se prova tornare indietro, dicono i testimoni, sparano. Due settimane fa la gente di Assamaka ha trovato il cadavere di un uomo ormai gonfio. Lo hanno sepolto in una tomba nel deserto». Non aveva documenti, almeno gli hanno restituito la dignità.