Non procedono i lavori per il piano casa del Governo. Nonostante gli auspici del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale voleva che il decreto legge fosse licenziato già dal Consiglio dei ministri di oggi, ieri è saltata l’intesa con gli Enti locali. E di conseguenza è slittata la discussione del provvedimento che era già all’ordine del giorno della riunione odierna dell’esecutivo. Alla fine di una giornata convulsa, la riunione della Conferenza unificata StatoRegioni, prevista prima alle 16 e poi alle 18,30 alla fine si è conclusa con un nulla di fatto. Come già era avvenuto settimane fa con l’annuncio e poi la messa in pausa del provvedimento. Slittamenti che preludevano al mancato accordo. Anche per il duello a distanza tra il premier e Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. Il primo agli stati generali dell’Ance, l’associazione dei costruttori, dichiarava che per l’applicazione del piano serve «una legge regionale» e che le amministrazioni di centrodestra «hanno già provveduto», mentre le altre «dovranno adeguarsi». «Noi speriamo che entro luglio – ha auspicato Berlusconi – si possa provvedere a rispondere alle richieste dei proprietari che vogliono fare gli adeguamenti». Secondo il Cavaliere, che nel suo intervento davanti alla platea edile si è definito «vecchio collega delle costruzioni », le risorse mobilitate dal piano (che prevederebbe un +20% di cubatura per le abitazioni mono e bifamiliari) potranno essere da 70 a 150 miliardi di euro in un anno e mezzo. «Evitiamo di giocare sull’equivoco», la replica di Errani. Il quale ha ricordato come le Regioni sul tema abbiano una posizione unitaria. Mentre l’assessore alla casa della regione da lui governata, l’Emilia Romagna, si incaricava di controbattere a Berlusconi. «Non corrisponde al vero quanto da lui affermato: ricordo che l’unica Regione che ha fatto la legge è la Toscana, guidata dal centrosinistra », ha fatto sapere Giancarlo Muzzarelli. Errani ha, poi, precisato di quali equivoci parlava: il decreto in discussione ieri era «quello sulla semplificazione e non sull’aumento della cubatura del 20%». Per concludere con l’affermazione che la Regioni attendevano risposte e precisazioni dall’esecutivo. La fumata nera indica che non sono arrivate. Proprio la semplificazione della procedura per la valutazione ambientale strategica ( Vas), gli sgravi Irpef del 55% per i lavori di ristrutturazione e la deroga all’assunzione di personale tecnico per attuare le norme antisismiche, erano gli ostacoli sulla strada dell’accordo. Superati i quali il parere dell’associazione dei Comuni sarebbe stato favorevole, aveva sottolineato il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino. Evidentemente non è riuscita la quadratura del cerchio nella discussione tra rappresentanti di Regioni, Comuni e Province, da un lato, e i ministri Raffaele Fitto (Affari regionali) e Roberto Calderoli (Semplificazione normativa) dall’altro. «Il testo sarà portato in Consiglio dei ministri solo quando ci sarà un accordo tra tutti i soggetti – ha detto Fitto –. Il governo non intende imporre nessuna accelerazione e non sarà qualche giorno in più a compromettere la validità del progetto». Ci crede anche Berlusconi che, davanti ai rappresentanti delle imprese e dei sindacati del mondo e dell’edilizia ha accolto la loro proposta di un tavolo interministeriale da realizzare «entro dieci giorni». Bisogna, ha detto il capo del Governo, sveltire i tempi degli appalti e far ripartire lo sviluppo. «Sarò presente personalmente con tutti i ministri interessati e dobbiamo fare un grande lavoro. Anche perché, come dicono i nostri vecchi, quando funzionano le costruzioni funziona tutta l’economia».