venerdì 18 novembre 2011
Un passo in avanti importante, ma per avere la conferma definitiva ci vorranno ancora tempo e risultati raccolti in modo indipendente da altri gruppi di ricerca: la prudenza è d'obbligo per il fisico Antonio Ereditato.
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Un passo in avanti importante, ma per avere la conferma definitiva che i neutrini sono più veloci della luce ci vorranno ancora tempo e risultati raccolti in modo indipendente da altri gruppi di ricerca: la prudenza è d'obbligo per il fisico Antonio Ereditato, che coordina la collaborazione internazionale Opera nell'ambito dell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso).I dati rilevati nel settembre scorso avevano sollevato clamore in tutto il mondo, facendo tremare una delle colonne portanti della fisica contemporanea, ossia l'impossibilità di superare la velocità della luce. Un risultato, ha detto Ereditato, «dello sforzo collettivo di Opera e di una forte collaborazione con il Cern». Uno sforzo congiunto così efficace, aggiunge, che «siamo riusciti a realizzare un secondo fascio di neutrini in un tempo record: inizialmente lo avevamo previsto per il 2012, ma siamo riusciti a realizzarlo già quest'anno». Le nuove misure, dice ancora Ereditato, «confermano quelle che avevamo già ottenuto in settembre, ma hanno una nuova definizione, che ci ha permesso di studiare i fasci di neutrini con un'ottima risoluzione», al punto che «già con soli 20 eventi abbiamo ottenuto una conferma significativa dei dati arrivati in settembre». È stato un passo in avanti importante, grazie al quale «abbiamo cambiato qualcosa di sostanziale, che ci ha permesso di cancellare delle possibili sorgenti di errore». La ricerca, naturalmente, è tutt'altro che conclusa: «Il risultato dovrà essere confermato con misure indipendenti».Quando alla collaborazione Opera, Ereditato aggiunge: «Siamo sempre al lavoro, ma siamo contenti. Non abbiamo mai smesso di lavorare, continuiamo sempre e vogliamo andare fino in fondo per vedere se abbiamo sbagliato qualcosa». Nel frattempo si attendono i risultati degli esperimenti ai quali si lavora negli Stati Uniti. «Se anche dagli Usa arriveranno gli stessi risultati continueremo a cercare nuove conferme: la ricerca scientifica - conclude - ha sempre dei dubbi, la scienza non dà certezze».
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