C'è il complesso immobiliare del
Parco commerciale "Annunziata" di Gioia Tauro,
il più grande della Calabria, tra i
beni sequestrati dalla
Guardia di finanza di Reggio Calabria e dallo Scico di Roma
nell'ambito dell'operazione contro la cosca della 'ndrangheta
dei Piromalli. Nell'operazione "Bucefalo", scatta stamani all'alba, i finanzieri hanno anche arrestato l'imprenditore Alfonso Annunziata, di origini campane ma
stabilitosi a Gioia Tauro sin dalla fine degli anni '80. Nel complesso gli arrestati riultano essere 8.
Dalle indagini dei finanzieri, alle quali hanno contribuito
alcuni collaboratori di giustizia, sarebbero emersi i rapporti tra
l'imprenditore e la cosca dei Piromalli che risalgono ad oltre
un trentennio, ovvero agli albori dell'attività commerciale di
Annunziata. Secondo i finanzieri, i primi rapporti dell'
imprenditore sarebbero iniziati a metà degli anni '80 con l'allora
capocosca latitante Giuseppe Piromalli. In quegli anni
Annunziata aveva da poco abbandonato il commercio ambulante di
abbigliamento nei mercati rionali ed aveva aperto un negozio nel
centro di Gioia Tauro. Il commerciante, all'epoca, fu
vittima di una serie di attentati che lo portarono ad
allontanarsi da Gioia Tauro e a tornarvi, secondo gli inquirenti, solo dopo avere chiesto personalmente il consenso al capocosca.
Annunziata, dopo l'intesa con la cosca, sempre secondo gli
investigatori, avrebbe iniziato la sua scalata imprenditoriale,
che lo ha visto in poco tempo diventare unico proprietario di un
vero e proprio impero, con la creazione del più grande centro
commerciale della Calabria e tra i primi del sud Italia.
Secondo la Guardia di finanza, già il primo terreno, sul
quale è stato costruito l'originario capannone del Centro
commerciale "Annunziata", è stato in realtà acquistato nel 1993
dall'allora capocosca Giuseppe Piromalli, ma è stato intestato
proprio all'imprenditore gioiese. La costruzione dei capannoni
realizzati nel tempo, e tuttora in fase di ampliamento, risulterebbe
appannaggio di imprese legate o autorizzate dalla cosca.
La costruzione dei capannoni del centro commerciale Annunziata avrebbero portato ai contrasti tra le cosche della 'ndrangheta dei Molè e dei
Piromalli. E proprio questi contrasti sarebbero stati all'origine
dell'omicidio di Rocco Molè, avvenuto nel febbraio del 2008.
Dalle indagini della Dda di Reggio Calabria risulterebbe anche che Annunziata
non avrebbe avuto alcuna voce in capitolo nella realizzazione del centro commerciale, non potendo decidere neanche la ditta a cui affidare i lavori in quanto tutto era appannaggio esclusivo della 'ndrangheta.
All'interno di questa operazione rientrano a pieno titolo
anche le indagini sulla morte del barone Livio Musco, ritrovato ucciso
con un colpo di pistola alla testa nella sua abitazione di Gioia Tauro nel marzo del 2013. Il particolare è stato confermato dal Procuratore della
Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel
corso della conferenza stampa durante la quale sono stati
illustrati i particolari dell'operazione Bucefalo. Proprio sui terreni di proprietà della famiglia Musco, i Piromalli avrebbero dato il "permesso" all'imprenditore Alfonso Annunziata di costruire i capannoni del più grande centro
commerciale della Calabria. Livio Musco, molto conosciuto in Calabria, era figlio del generale dell'ex Sifar, Ettore Musco, erede di una famiglia di
feudatari di stirpe borbonica giunta in Calabria per avere
ricevuto dal re di Napoli, in compenso delle loro prestazioni
militari, centinaia di ettari di fondi agricoli.
L'operazione della Guardia ha, nel complesso, portato al sequestro di 12 società e beni per un valore di 210 milioni di euro. Nell'ambito dell'operazione, inoltre, sono state effettuate 26 perquisizioni in Calabria, Campania e Toscana.