lunedì 27 febbraio 2023
Una strage che ha spezzato tantissimi legami familiari: molti i casi di bambini rimasti senza genitori o fratelli o sorelle. 79 superstiti, 64 vittime, tra loro 13 minori e un neonato
 Il dolore di chi è sopravvissuto. Trovati 64 corpi

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Piangono quasi tutti senza parlare, avvolti in un dolore terribile e muto, le persone migranti superstiti del naufragio a Cutro che sono stati portati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e sono avvolti da coperte, con lo sguardo fisso nel vuoto, in una delle sale del centro di accoglienza, accomunati dal dolore e dalla disperazione. Una donna lancia grida disperate, urla il nome del figlio che non trova più. Il naufragio ha spezzato non solo la vita di tante persone, ma anche i legami più forti, quelli familiari. Tanti i casi di bambini rimasti orfani. Un signore afghano di 43 anni con il figlio di 14, ha perso sua moglie e tre figli di 13, 9 e 5 anni; mentre un bambino afghano di 12 anni ha perso tutta la famiglia, 9 persone in totale tra cui i genitori, 4 fratelli e altri parenti. Sono solo due delle storie raccolte dai volontari di Medici senza frontiere che sono impegnati nell'assistenza psicologica ai superstiti ospitati nel Cara di Isola Capo Rizzuto. E ancora, due fratelli afghani hanno perso i genitori e hanno un fratello ricoverato; una signora somala ha perso il fratello; un minore di 17 anni afghano, ricoverato in ospedale, ha perso i genitori; altri tre fratelli afghani ricoverati in ospedale hanno perso madre, padre e due sorelle. Storie drammatiche delle quali cerca di farsi carico l'équipe di Medici senza frontiere composta da un mediatore e da una psicologa. «C'è un sedicenne afghano - dice Sergio di Dato, capo progetto di Msf - che ha perso la sorella di 28 anni. Entrambi sono arrivati sulla spiaggia nuotando, ma purtroppo la sorella non ce l'ha fatta. Quando abbiamo attivato il family link per fare avvertire la famiglia del ragazzo dell'evento, purtroppo il giovane non ha avuto il coraggio di avvertire i genitori. Nei prossimi giorni seguiremo questo caso e lavoreremo con il supporto psicologico per far sì che il giusto messaggio possa essere dato ai genitori».

Reuters

L'ultima telefonata al marito: vedo le coste. Poi cade la linea

"Amore vedo le coste, stiamo quasi arrivando. Ti amo". Sono le 4 del mattino di domenica quando la giovane tunisina chiama il marito, siriano, per annunciargli che sta quasi per arrivare a Crotone. Lui, al telefono in Germania, è molto contento. Finalmente si rivedranno dopo anni. Ma poi cade la linea è il telefono si spegnerà per sempre. Il marito guarda la tv e scopre che c'è stato un naufragio proprio a Crotone. Così prende il primo aereo e dalla Germania si precipita a Crotone. Qui si presenta al Cara di Capo Rizzuto e chiede della moglie tunisina. Darà il nome e il cognome ma non è tra i superstiti. Poi la terribile notizia: la moglie è tra le 62 vittime. A raccontare all'Adnkronos questa triste vicenda è Ignazio Mangione, direttore del Cara di Capo Rizzuto. "E' stato davvero straziante. Era stato all'ospedale. Noi gli abbiamo chiesto come si chiamasse la moglie e, purtroppo, i dati corrispondevano. Così con l'aiuto di una psicologa gli abbiamo detto che la moglie era tra i dispersi", racconta. "Ancora ricordo il suo volto quando gli abbiamo detto che era tra i dispersi, lui ci guardava sorridente perché pensava che gli stessimo dicendo che l'avevamo trovata. Invece gli abbiamo dovuto dire che la moglie era morta".

Almeno 64 i corpi recuperati

La strage nel mar Ionio al momento conta 64 persone migranti morte, mentre cercavano di raggiungere le coste calabresi. Tra le vittime ci sono 33 uomini (di cui 9 minori) e 29 donne (di cui 5 minori). Nel pomeriggio è stato recuperato il corpo di una ragazzina, di circa 14 anni, con i capelli neri e ricci. La maggior parte dei superstiti soccorsi proviene soprattutto da Afghanistan e Pakistan, ci sono anche palestinesi, iraniani e somali. In totale sono un’ottantina, alcuni ricoverati nell’ospedale civile di Crotone e altri nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Va ricordato che ancora molti sono i dispersi, e in particolare Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim) ha stimato che siano «100 le persone che hanno perso la vita nel naufragio davanti alle coste calabresi».

«Lo scorso anno il 15% delle persone arrivate via mare in Italia ha percorso la rotta turca, una rotta non particolarmente battuta, ma cresciuta a seguito della crisi afghana del 2021, tant'è che dallo scorso anno è ormai stabile. La metà delle persone che arrivano lungo questo canale, come è facile immaginare, sono afghani. E' una rotta molto costosa e non tutti se la possono permettere, ma quello che vorrei evidenziare è che chi arriva da lì fugge da contesti di privazione dei diritti umani e drammatici. Non solo afghani, ma da lì giungono iraniani e pakistani» ha proseguito il portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim). «I numeri ieri erano ancora incerti, ma dalle testimonianze dei sopravvissuti (82 persone), possiamo dire con certezza che a bordo dell'imbarcazione c'erano circa 180 persone».

Secondo le prime ricostruzioni, il caicco era partita giovedì mattina, 23 febbraio, da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani. A bordo almeno 180 persone che per questo viaggio avevano pagato circa 2.500 euro.​

Ansa

Spiaggia di Steccato di Cutro, altri tre corpi recuperati

David Morabito era anche a Lampedusa, quel 3 ottobre del 2013, quando un'altra imbarcazione colò a picco davanti alle coste. Quella volta i morti furono 368. «Ma ogni volta è come se fosse la prima volta - ha spiegato all'Adnkronos il capo del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del fuoco della Calabria - sono tragedie umane. Io sono padre e vedere quei corpi di bambini senza vita è ogni volta un colpo al cuore» riferendosi ai corpi restituiti dal mare alla spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, domenica all'alba, tra cui ci sono anche quelli di undici bambini e un neonato.

Questa mattina altri tre corpi sono stati ritrovati durante le ricerche dei dispersi del naufragio del barcone davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro (Crotone). Prima è stato trovato il corpo di un uomo a poche centinaia di metri dal naufragio, il secondo era in mare ed è stato recuperato da motovedetta della Guardia costiera. Infine, il terzo a diverse miglia dal naufragio.
Al momento, però, per i sommozzatori è impossibile immergersi sott'acqua e proseguire nelle ricerche, perché le condizioni del tempo sono proibitive a Steccato di Cutro. «Ieri, per tutta la giornata, sono andati avanti le ricerche nella speranza di trovare ancora qualche superstite. Purtroppo - ha raccontato Morabito - abbiamo trovato solo corpi senza vita. Li abbiamo issati dall'acqua con le moto d'acqua e poi portati sulla imbarcazione Sar». C'era anche un elicottero che ha avvistato diversi corpi in mare. I sommozzatori sperano che il tempo migliori per poter fare immersioni e provare a trovare qualche disperso sul fondo del mare. La giornata è ancora lunga, ma le speranze di trovare qualche superstite sono sempre più affievolite.

Sempre di questa mattina la notizia, riportata dall'agenzia Adnkronos, del fermo di altre due persone con l'accusa di essere stati i presunti scafisti dell'imbarcazione che domenica mattina si è infranta contro una secca davanti la costa di Cutro, nel Crotonese, con la conseguente caduta in mare dei naufragi che si trovavano a bordo. Le due persone che sarebbero in stato di fermo si aggiungono a quella di nazionalità turca già bloccata, con la stessa accusa, nella giornata di domenica. La Procura di Crotone domenica ha aperto un'inchiesta, con le ipotesi di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: