giovedì 10 febbraio 2011
«Finalmente possiamo guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico». Lo ha detto il capo dello Stato celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo.
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«Finalmente possiamo guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico», tra Italia, Slovenia e Croazia superando le divisioni del passato dovute ai terribili mesi in cui in quel confine, alla fine della Seconda guerra mondiale, la lotta per fissare nuovi confini, produsse centinaia di migliaia di vittime e di deportati.Giorgio Napolitano ha detto quel «finalmente» con un senso di sollievo, celebrando al Quirinale il Giorno del Ricordo che quest'anno fa registrare un clima più disteso nei rapporti fra i tre Paesi sul modo di ricordare quel passato. Napolitano ha ricordato che già nel 2007, quando ospitò per la prima volta la cerimonia al Quirinale, mise al bando «ogni residua congiura del silenzio, ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze. È importante - ha aggiunto - che quella nostra scelta, per una legge dello Stato e per iniziativa istituzionale, sia stata via via compresa al di là dei nostri confini e che certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole si siano dissolte. In ciascun Paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L'essenziale è però non restare ostaggi degli eventi del passato, come ho avuto modo di dire incontrando il presidente sloveno Turk, né in Italia, né in Slovenia, né in Croazia».SCHIFANI, EUROPA SIA PATRIA COMUNE«Anche quest'anno la data del 10 febbraio ci riporta alla memoria uno dei capitoli più dolorosi della storia d'Italia: il massacro di migliaia di italiani trucidati nelle foibe e il dramma smisurato e silenzioso di centinaia di migliaia di nostri connazionali, profughi istriani, fiumani e dalmati. Gli uni perirono vittime dell'odio etnico, gli altri, dopo secoli nei quali la presenza italiana aveva contribuito a forgiare la cultura e il volto della sponda orientale dell'Adriatico, furono costretti a lasciare la loro terra, la terra dei loro padri, verso un destino ignoto in una madre patria che non sempre ha compreso appieno la loro sofferenza». È quanto dichiara il presidente del Senato, Renato Schifani, in occasione del Giorno del Ricordo. «Là dove aveva sventolato il Tricolore - aggiunge il presidente Schifani - si allungò un'ombra di morte e di sofferenza; là dove la pacifica convivenza era possibile, le ragioni cieche del nazionalismo e dell'ideologia seminarono divisione e cruento oblio». «Che la tragedia di una terra e di un popolo - esorta Schifani - non sia dimenticata. Che un'Europa finalmente libera dalle contrapposizioni etniche e dal desiderio di vendetta possa essere la patria comune nel cui seno le due sponde dell'Adriatico ricordino la loro storia con la serenità e la forza di chi respinge convintamente il male del proprio passato e, forte della propria memoria - conclude il presidente del Senato - guarda all'avvenire con ottimismo».
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