Il «larghissimo sostegno dell’opinione pubblica e delle forze politiche all’impegno di militari italiani in missioni di pace all’estero» condiviso dalle «forze fondamentali dell’opposizione» è «un dato rilevante e importante, che non può essere scalfito da episodi di becera e indegna contestazione». Tocca ancora una volta a Giorgio Napolitano provare a riannodare i fili di una politica che arriva a scontrarsi anche sulla drammatica vicenda della morte dei nostri militari a Kabul.«A questa opposizione – aveva tuonato domenica Silvio Berlusconi, a Milano, alla festa del Pdl –che brucia la bandiera americana e quella di Israele e dice "meno sei" dopo la morte dei nostri soldati dico: "Vergogna!"». Era stato Pier Ferdinando Casini, poi, a chiedere l’intervento di Napolitano «per ristabilire la verità dei fatti». Nel marzo 2007 il governo dell’Ulivo fu infatti costretto ad accettare i voti dell’Udc, perché i già traballanti equilibri al Senato erano messi ulteriormente a rischio dalle defezioni dei senatori della sinistra radicale. In quel quadro An, Forza Italia e Lega, a lungo tentate dal voto contrario per dare la spallata al governo Prodi, optarono per l’astensione, di fronte alla scelta dell’Udc, di votare a favore. «Parole vergognose», aveva tuonato Piero Fassino. Aveva poi provato a stemperare, domenica, Paolo Bonaiuti sostenendo che «Berlusconi si riferiva alle frange dell’estrema sinistra».Ieri, poi, l’intervento di Napolitano, rivolto direttamente al leader dell’Udc. «All’onorevole Casini posso confermare che nei miei, anche recenti, incontri con Capi di Stato e di governo e con rappresentanti della comunità internazionale, ho sempre messo in luce l’importanza del larghissimo sostegno dell’opinione pubblica e delle forze politiche all’impegno di militari italiani in missioni di pace all’estero. Questo sostegno, di cui sono state parte integrante le forze fondamentali dell’opposizione si è tradotto in generale commosso e rispettoso omaggio, da ultimo, ai sei nostri caduti in Afghanistan». E a «episodi di becera e indegna contestazione non può essere attribuito alcun peso e rilievo».«Ringrazio il Capo dello Stato per la sensibilità con la quale ha voluto sottolineare l’unità di tutte le forze politiche nel sostenere i militari italiani impegnati nelle missioni di pace internazionali – dice Casini– Ancora una volta Napolitano si fa carico di rappresentare il Paese nella sua totalità, con grande senso dello Stato e rispetto della verità». Parla di »limpido comportamento tenuto dall’opposizione. Chi ha maggiori responsabilità – conclude Casini – dovrebbe essere il primo a riconoscerlo». «Ci sentiamo rasserenati dalle parole del Capo dello Stato», interviene, per il Pd, Pier Luigi Bersani. «Resta il fatto scioccante di dichiarazioni che veramente sono una ferita profonda nei rapporti tra governo e opposizione. Mi auguro che il presidente del Consiglio su temi così delicati voglia veramente cambiare registro». «Berlusconi non invece di lanciarsi in questi attacchi immotivati dovrebbe chiedere scusa», auspica Massimo D’Alema. «Come al solito D’Alema ha un eccesso di presunzione», gli replica Fabrizio Cicchitto. Berlusconi invece preferisce non tornare sull’argomento. Prova a ricucire il ministro Gianfranco Rotondi: «Napolitano ha mostrato al mondo quando è unita l’Italia».Ma le parole di Napolitano aprono anche un fronte nella sinistra attualmente non rappresentata in Parlamento. Il Prc si sente «offeso», dice Paolo Ferrero. «La vera vergogna – dice il segretario del Prc - è che il popolo sia contrario alla guerra mentre il Parlamento vota all’unanimità a favore. Noi – conclude – siamo contrari alla guerra che provoca solo morti, e quando muoiono soldati italiani piangiamo. Si può essere contrari alla guerra senza essere trattati da deficienti», rivendica contro Napolitano. E il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto scrive una lettera aperta al Presidente della Repubblica accusandolo di aver distinto fra «chi è fondamentale e chi no dell’opposizione. Noi non bruciamo bandiere. Ma noi Presidente – conclude – siamo contro».