lunedì 21 febbraio 2011
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Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha esortato a essere «seriamente consapevoli del duro sforzo complessivo da affrontare per rinnovare, contro ogni rischio di deriva, il ruolo che l'Italia è chiamata a svolgere in una fase critica e insieme ricca di promesse di evoluzione della civiltà europea e mondiale». Napolitano è intervenuto al Quirinale a conclusione dell'incontro sulla lingua italiana invitando a presentare «quel che abbiamo costruito in 150 anni e quel che siamo».CELEBRARE CON SERIETÀ I 150 ANNI«Dobbiamo celebrare con serietà il nostro centocinquantenario. È proprio questo che conta. Senza idoleggiare il retaggio del passato e senza idealizzare il presente, come abbiamo fatto oggi», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, concludendo al Quirinale l'incontro su La lingua italiana fattore portante dell'identità nazionale. SUPERIAMO DISPUTE SULLE FESTIVITÀNapolitano ha definito il convegno di oggi al Quirinale sull'importanza della lingua italiana «esemplarmente indicativo del carattere da dare alle celebrazioni del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia, la cui importanza va ben al di là di ogni disputa sulle modalità festive da osservare o sulle diverse propensioni a partecipare che si sono manifestate». «Come tutti hanno potuto constatare, non c'è stata qui alcuna enfasi retorica, alcuna esaltazione acritica o strumentale semplificazione», ha aggiunto il presidente della Repubblica sottolineando che si è messo l'accento sulle date in cui si è affermata la lingua italiana e si è diffuso il suo valore identitario «in assenza o nella lentezza e difficoltà del maturare di una unione politica del Paese». È stato sottolineato l'impulso che ha dato l'italiano come lingua al crescere della coscienza nazionale. A questo proposito Napolitano ha citato Nicolò Machiavelli e Francesco De Sanctis. Ha indicato nella prima metà dell'Ottocento il formarsi di una coscienza politica nella maggioranza della popolazione istruita e la fine dell'Ottocento come il periodo in cui l'idea nazionale cominciò a circolare nei libri. «A conferma della nostra volontà di celebrare guardandoci dall'idoleggiare lo Stato unitario quale nacque e per decenni si caratterizzò - ha detto Napolitano - stamattina qui è stato crudamente ricordato come solo nel primo decennio giolittiano del Novecento si produsse una svolta decisiva a favore dell'istruzione pubblica, per l'abbattimento dell'alfabetismo e più in generale per la scuola», fenomeno che ha propagato la conoscenza della lingua e ha innescato lo sviluppo di una memoria condivisa nel succedersi delle generazioni. «Ma il cammino successivo fu tutto forché lineare in ogni campo d'altronde per le regressioni che il fascismo porto con sé. Ed è dunque giusto nel bilancio dei 150 anni dell'Italia unita porre al massimo l'accento su quel che ha rappresentato l'età repubblicana, a partire dall'approccio dei padri costituenti che vararono l'istruzione obbligatoria e gratuita per almeno otto anni e altri principi che se pure hanno avuto un'attuazione travagliata e non rapida, hanno ispirato in questi decenni uno sviluppo senza precedenti del nostro Paese e restano secondi punti di riferimento per il suo sviluppo avvenire».
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