Il "burattinaio", "Belfagor", "il
venerabile". Ovvero, Licio Gelli. L'ex gran maestro
della P2, che tante volte è tornato nella storia della prima e
della seconda Repubblica tra rapporti occulti con il potere,
vicende giudiziarie, arresti, fughe e guai col fisco, è morto
nella notte nella sua dimora storica Villa Wanda, alle porte di Arezzo.
Nato a Pistoia il 21 aprile 1919, a 18 anni si arruolò come
volontario nelle "camicie nere" di Franco in Spagna. fu
fascista, repubblichino e poi partigiano. Il 16 dicembre 1944
sposa Wanda Vannacci dalla quale ebbe quattro figli. Dopo la
guerra si trasferisce in Sardegna e in Argentina, dove si lega a
Peron e Lopez Rega. Tornato in Italia comincia a lavorare nella
fabbrica di materassi Permaflex e diventa direttore dello
stabilimento di Frosinone. Poi diventa socio dei fratelli Lebole
e proprietario dello stabilimento Gio.Le di Castiglion Fibocchi.
Nel 1963 Gelli si iscrive alla massoneria. Nel 1966 il Gran
maestro Gamberini lo trasferisce alla loggia "Propaganda 2",
nata a fine Ottocento per permettere l'adesione riservata di
personaggi pubblici. Nel 1975 si decide lo scioglimento della
P2, che però grazie a Gelli, che da segretario diviene gran
maestro, rinasce più forte e allarga i suoi tentacoli in ogni
ramo del potere.
Quando, il 17 marzo 1981, i giudici milanesi Turone e
Colombo, indagando sul crack Sindona, arrivano alle liste, per
il mondo politico italiano è un terremoto. Negli elenchi ci
sono quasi mille nomi tra cui ministri, parlamentari, finanzieri
come Michele Sindona e Roberto Calvi, editori, giornalisti,
militari, capi dei servizi segreti, prefetti, questori,
magistrati. C'è anche il nome di Berlusconi. La P2 risulta
coinvolta direttamente o indirettamente in tutti i maggiori
scandali degli ultimi trent'anni della storia italiana: tentato
golpe Borghese, strategia della tensione, crack Sindona, caso
Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, caso Moro, mafia,
tangentopoli. Il 22 maggio 1981 scatta il primo ordine di
cattura, ma Gelli è irreperibile. Verrà arrestato a Ginevra il
13 settembre 1982. Rinchiuso nel carcere di Champ Dollon, evade
il 10 agosto 1983. Il 21 settembre 1987 si costituisce a
Ginevra. Torna a Champ Dollon, che lascia il 17 febbraio 1988
estradato in Italia. L'11aprile ottiene la libertà provvisoria
per motivi di salute. Il 16 gennaio 1997 c'è un nuovo ordine di
arresto, ma il ministero della Giustizia lo revoca: il reato di
procacciamento di notizie riservate non era tra quelli per cui
era stata concessa l'estradizione. Il 22 aprile 1998 la
Cassazione conferma la condanna a 12 anni per il Crack del Banco
Ambrosiano. Il 4 maggio Gelli è di nuovo irreperibile: la fuga
dura più di quattro mesi. Gli vengono concessi i domiciliari,
che sconterà a Villa Wanda, la residenza dove è morto e che
nell'ottobre 2013 gli venne sequestrata a conclusione di una
indagine per un debito col fisco; la magione - nella quale
tuttavia continuò a vivere - è rientrata nella sua
disponibilità pena nel gennaio scorso per la dichiarata
prescrizione dei reati fiscali. Nell'aprile 2013 i pm di Palermo
dell'inchiesta Stato-mafia lo hanno sentito per gli intrecci tra
P2, servizi ed eversione.