giovedì 19 maggio 2011
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Basta to­ni guer­reschi: per la campa­gna elettorale del ballot­taggio a Milano Letizia Mo­ratti si toglie l’elmetto per tornare a vestire i panni i­stituzionali del sindaco, preoccupata soprattutto B dei problemi dei cittadini: «Sono sindaco di questa città - ha detto ai giornali­sti – e ho il dovere di conti­nuare a lavorare per dare le risposte che ci chiedono i cittadini». Dietro questa nuova stra­tegia comunicativa di Leti­zia Moratti, tutta giocata sull’immagine dell’ammi­nistratore efficiente si in­travede già la mano di Pao­lo Glisenti, il suo storico braccio destro richiamato ieri in tutta fretta a occu­parsi degli ultimi scampoli della campagna elettorale. E proprio da Milano e dai suoi bisogni Letizia Morat­ti prova a ripartire, lascian­dosi alle spalle gli attacchi all’avversario Pisapia e le incursioni sul terreno del­la riforma della giustizia. «La città ha bisogno di sa­pere - ha detto Moratti - che ha amministratori che si stanno occupando di loro: siamo sereni al lavoro, non esiste frattura tra di noi». La nuova campagna di affis­sioni del Pdl, avrà l’obiettivo di mo­strare il volto mo­derato della coa­lizione e delle forze che si pro­fessano «governo del fare», con la speranza di at­trarre, dopo il niet dei leader, l’elettorato del terzo polo. Ieri mattina, il sinda­co uscente ha provato a chia­mare Casini e Fi­ni, sperando di riuscire a tirarse­li dietro per il bal­lottaggio. In quelle telefonate non sono mancate blande critiche alla linea dura e an­che all’atteggiamento di Berlusconi. Moratti ha pro­vato a convincerli così: «Se scegliete me, fate una scel­ta moderata e dimostrate a tutto il centrodestra di es­servi liberati del complesso dell’antiberlusconismo». Ma il no dei due leader del Nuovo polo è stato su tutta la linea. Anche lo sfidante, Giuliano Pisapia, strizza l’occhio agli elettori terzisti. Anche se si sente abbastanza al riparo: «Se tutti quelli che mi han­no votato al primo turno, confermano la scelta al se­condo, sono matematica­mente sindaco», ha spiega­to, dicendo di augurarsi che «nessuno vada in vacanza pensando di aver già la vit­toria in tasca». Il candidato del centrosinistra ha citato alcuni sondaggi secondo cui «il 50% degli elettori del terzo polo ha fiducia nella mia persona e solo il 28% nella Moratti: il mio pro­blema è trasformare quel­la fiducia in un voto e in ap­poggio al secondo turno». E ha aggiunto: «Io non credo agli apparenta­menti, gli eletto­ri decidono quello che cre­dono; ha fatto bene il terzo Po­lo a non aver da­to indicazioni di voto perché se l’avesse fatto si sarebbe diviso, quel progetto forse sarebbe fallito. Io sono di sinistra ma ho sempre parlato a tutti. E nelle a­perture pro­grammatiche gli elettori del terzo polo trovereb­bero più conso­nanze nel programma del centrosinistra che in quel­lo del centrodestra». Pisa­pia dice anche di aspettar­si di tutto dal Pdl, «perché l’uso della menzogna è un’abitudine nel centrode­stra. Anche se finora le menzogne mi hanno por­tato ottimi risultati. Più fan­go mi tirano e più prendo voti».
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