Basta toni guerreschi: per la campagna elettorale del ballottaggio a Milano Letizia Moratti si toglie l’elmetto per tornare a vestire i panni istituzionali del sindaco, preoccupata soprattutto B dei problemi dei cittadini: «Sono sindaco di questa città - ha detto ai giornalisti – e ho il dovere di continuare a lavorare per dare le risposte che ci chiedono i cittadini». Dietro questa nuova strategia comunicativa di Letizia Moratti, tutta giocata sull’immagine dell’amministratore efficiente si intravede già la mano di Paolo Glisenti, il suo storico braccio destro richiamato ieri in tutta fretta a occuparsi degli ultimi scampoli della campagna elettorale. E proprio da Milano e dai suoi bisogni Letizia Moratti prova a ripartire, lasciandosi alle spalle gli attacchi all’avversario Pisapia e le incursioni sul terreno della riforma della giustizia. «La città ha bisogno di sapere - ha detto Moratti - che ha amministratori che si stanno occupando di loro: siamo sereni al lavoro, non esiste frattura tra di noi». La nuova campagna di affissioni del Pdl, avrà l’obiettivo di mostrare il volto moderato della coalizione e delle forze che si professano «governo del fare», con la speranza di attrarre, dopo il niet dei leader, l’elettorato del terzo polo. Ieri mattina, il sindaco uscente ha provato a chiamare Casini e Fini, sperando di riuscire a tirarseli dietro per il ballottaggio. In quelle telefonate non sono mancate blande critiche alla linea dura e anche all’atteggiamento di Berlusconi. Moratti ha provato a convincerli così: «Se scegliete me, fate una scelta moderata e dimostrate a tutto il centrodestra di esservi liberati del complesso dell’antiberlusconismo». Ma il no dei due leader del Nuovo polo è stato su tutta la linea. Anche lo sfidante, Giuliano Pisapia, strizza l’occhio agli elettori terzisti. Anche se si sente abbastanza al riparo: «Se tutti quelli che mi hanno votato al primo turno, confermano la scelta al secondo, sono matematicamente sindaco», ha spiegato, dicendo di augurarsi che «nessuno vada in vacanza pensando di aver già la vittoria in tasca». Il candidato del centrosinistra ha citato alcuni sondaggi secondo cui «il 50% degli elettori del terzo polo ha fiducia nella mia persona e solo il 28% nella Moratti: il mio problema è trasformare quella fiducia in un voto e in appoggio al secondo turno». E ha aggiunto: «Io non credo agli apparentamenti, gli elettori decidono quello che credono; ha fatto bene il terzo Polo a non aver dato indicazioni di voto perché se l’avesse fatto si sarebbe diviso, quel progetto forse sarebbe fallito. Io sono di sinistra ma ho sempre parlato a tutti. E nelle aperture programmatiche gli elettori del terzo polo troverebbero più consonanze nel programma del centrosinistra che in quello del centrodestra». Pisapia dice anche di aspettarsi di tutto dal Pdl, «perché l’uso della menzogna è un’abitudine nel centrodestra. Anche se finora le menzogne mi hanno portato ottimi risultati. Più fango mi tirano e più prendo voti».