martedì 2 ottobre 2012
​Nuova dura condanna dell’evasione fiscale da parte del premier, che si augura, nei prossimi mesi, di riconsegnare «un Paese un po’ meno rassegnato e un po’ più rasserenato».
Ma al centro si continua a tessere la tela
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​Con la naturalezza che contraddistingue il piglio del Professore, Mario Monti lascia scivolare la sua frenata come se nulla fosse. «Quando tra qualche mese lasceremo ad altri il governo di questo Paese, spero che lasceremo un Paese un po’ meno rassegnato e un po’ più rasserenato», dice. Il parterre del Forum della cooperazione internazionale di Milano registra quello che ha il sapore di un passo indietro del premier rispetto a un secondo mandato. Un’ipotesi che lo stesso Monti non aveva escluso negli Stati Uniti, di fronte ai mercati internazionali e ai leader dell’occidente, per rasserenare un clima di forte tensione.Il capo del governo pare imperturbabile, e prosegue nel disegno di un quadro in cui le tensioni di oggi sembrano attenuate. L’augurio è di «spostare il fronte dell’intolleranza perché non separi chi è di destra da chi è di sinistra ma chi paga le tasse dagli altri». Anzi, dice nel condannare il cancro dell’evasione fiscale, «questo contribuirà a dare un senso di cittadinanza comune». Perché se gli italiani sono capaci di «creare nel mondo un capitale sociale di relazioni», aggiunge Monti, «dispiace siano un po’ meno capaci di creare in Italia» questo clima di «fiducia gli uni negli altri».E così, a pochi giorni dall’apertura al Monti-bis, la frenata sembra avere lo scopo di smorzare al tempo stesso entusiasmi e polemiche, visti i tanti mesi di distanza ancora dal voto e con una serie di provvedimenti da mandare in porto con la composita maggioranza, divisa sull’ipotesi di un suo secondo giro. Monti intanto registra, ma in silenzio, anche l’opinione del presidente di Confindustria, che sulla possibilità di una conferma del mandato a Palazzo Chigi dopo il 2013 spiega: «Con la legittimità del voto per me va benissimo». Giorgio Squinzi dunque ragiona sull’ipotesi del bis, mettendo come condizione la necessità che Monti passi attraverso l’investitura popolare. «Se ha la maggioranza, ben venga, è una persona di alto livello». Per il leader degli industriali un conto è far fronte a un’emergenza, altro è andare avanti una legislatura.«Non è una questione di persone», ma, dice, «è impossibile governare cinque anni senza una base solida del Parlamento che lo sostiene». Anzi, aggiunge nella sua analisi, «una certa mancanza di incisività di questo governo deriva anche dai veti incrociati delle componenti che lo compongono». In ogni caso, assicura Squinzi, «noi non ci schiereremo con nessuno ma i nostri associati ne dovranno tenere conto, anche come cittadini. Nella prossima campagna elettorale mi auguro poi che i partiti non si confrontino con promesse irrealizzabili. La classe politica deve ritrovare credibilità, così come anche la nostra classe dirigente».
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