Associazioni, volontari, magistrati, avvocati, medici, sindacati. Sono in tanti ad esprimere dubbi sulla legge-sicurezza, soprattutto sulle norme riguardanti gli stranieri. Per Caritas - a parlare è il responsabile immigrazione Oliviero Foti - il testo «contiene norme slegate fra di loro. Appare chiaro l’intento del governo di raggiungere altri fini, più legati al consenso che alla gestione dell’immigrazione». Il governo, prosegue Foti, «non ha avuto volontà d’ascolto. La prima preoccu- pazione doveva essere per il mezzo milione di badanti che lavora nelle famiglie italiane». Parole simili dalle Acli, che si dicono «seriamente preoccupate» per le conseguenze della legge. Per il presidente Andrea Olivero «si agisce nella sfera dei diritti fondamentali: il governo dovrà assumersi la responsabilità per aver favorito un clima di paura che alimenterà la clandestinità anziché combatterla » . Proseguendo tra le associazioni ecclesiali, Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica, si dice preoccupato per le «conseguenze culturali » della legge: «Crediamo ancora – spiega Miano – in un’integrazione che nasca dal dialogo, non solo dal rigore ». Il Forum terzo settore critica il ricorso alla fiducia, mentre Lucio Babolin, presidente del Coordinamento delle comunità di accoglienza, afferma che «gli immigrati ora dovranno aver paura anche di rivolgersi ai servizi sociali». E Savino Pezzotta, per il Comitato italiano rifugiati, chiude tutto in una frase: «Ora c’è maggiore insicurezza per tutti » . Sintetico anche il giudizio di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del gruppo Abele: « Questa è crudeltà». Focsiv, sigla che aggrega le organizzazioni cristiane di servizio civile internazionale, sottolinea che «sono stati ignorati i trattati internazionali ». Insorgono anche i medici cattolici: «Siamo contrari a qualsiasi norma che introduca l’obbligo di denunciare gli immigrati irregolari. Siamo anche pronti – spiega il presidente Vincenzo Saraceni – a fare delle campagne in questa direzione ». D’accordo l’ordine dei medici: «Se un nostro collega dovesse incorrere in sanzioni penali lo sosterremmo, fino ad arrivare all’autodenuncia». Sicuramente nuova è la convergenza tra magistrati e penalisti. Per l’Anm, il segretario Giuseppe Cascini parla di «norme dannose, ingiuste e senza alcun effetto positivo per la sicurezza dei cittadini». Fanno eco i penalisti: «È un provvedimento propagandistico, inaccettabile, che segna una involuzione autoritaria del sistema». Si parla sempre di immigrati, ma gli avvocati fanno riferimento anche alla reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che invece piace al sindacato autonomo polizia (Sap). Lo stesso Sap, però, e l’associazione dei funzionari di polizia, non lesinano critiche a ronde e reato di clandestinità. Compatti nel parere negativo Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Torna alla carica, infine, sia sulla legge sia sui respingimenti, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), con la portavoce per l’Italia Laura Boldrini: «Si avalla l’equazione immigrazione uguale criminalità».