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Giorgia Meloni nelle conversazioni più private lega il trionfo in Molise alle prospettive di governo. C'è una coalizione che funziona e un esecutivo che può contare su numeri importanti. La premier ripete cinque parole: «La direzione è quella giusta». Il Molise ha gli abitanti di una circoscrizione di Roma, ma il risultato delle ultime regionale già scuote la politica. C'è il trionfo del centrodestra, c'è il fallimento del "campo largo", c'è la nuova battuta d'arresto del Pd e c'é la disfatta del Movimento 5 stelle che nel 2018 corse in solitaria ed ottenne il 31,6 per cento e nel 2023 si allea con il centrosinistra e si ferma al 7.
La vera novità però prende forma dietro le manovre di Matteo Renzi. L'ex premier scommesso chiaramente sul naufragio di Pd e M5S: «Elly prenderà una bella scoppola». Ma oggi quando la scoppola è nei numeri (Francesco Roberti è al 64 per cento, trenta punti avanti il suo sfidante) fa titolo la nuova apertura di Ettore Rosato uno dei big di Italia Viva: «Dire di essere al centro e pensare che le alleanze vadano fatte solo col centrosinistra è una contraddizione in termini. Non capirei un abbraccio a prescindere verso sinistra». E ancora: l'asse Pd-5Stelle reggerà? «Penso che reggerà. E penso che sia sbagliato ipotizzare una futura convergenza di Italia viva: la convergenza non c'è sui contenuti. Dalla giustizia all'economia, dal lavoro fino al sostegno all'Ucraina. È una distanza che non vedo come si possa colmare. Mentre mi sembra che Pd e M5S facciano a gara per essere sempre più simili».
Ora dopo ora il quadro politico si fa più chiaro: il centrodestra unito vince, ma il sostegno di Renzi potrebbe risultare importante sia nelle sfide amministrative, sia sulle riforme. Per ora sono solo segnali di fumo. Giorgia Meloni preferisce concentrarsi sulla vittoria del centrodestra unito. «Un altro grande successo che conferma la solidità della coalizione di governo. E che ci spinge a continuare verso questa direzione mantenendo fede alla promessa fatta agli italiani e alla fiducia che i cittadini hanno riposto in noi», ripete la premier. In casa Pd l'aria è pesante e i dubbi si accavallano. La Schlein non parla. I suoi spiegano che i conti interni fra minoranza e maggioranza del partito sono stati regolati appena una settimana fa in direzione, con la votazione unanime che ha portato al via libera alla mobilitazione estiva su sette temi proposti dalla segretaria: sanità, lavoro, fino al Pnrr. E spostano il momento della verità al voto europeo e alle regionali in Piemonte, Abruzzo e Umbria. Tutto il prossimo anno. Ma nuove tensioni scuotono il Pd. «Ora si minimizzerà la batosta in Molise», tuona Salvatore Margiotta, componente della direzione nazionale del Pd. E rincara: «Il mantra è: conta il voto delle Europee, ma nel 2024 si vota alle regionali in cinque regioni: Piemonte, Sardegna, Basilicata, Umbria e Abruzzo, e ad ottobre 2023 nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Analisi assolutorie e semplicistiche rischiano di non portarci lontano. Far finta di nulla non mi pare la migliore strategia». Dodici mesi per capire. Ma al momento una previsione "facile" arriva da Matteo Salvini: «L'attuale governo di centrodestra, piano piano, passo dopo passo, ha tutta l'intenzione di tirare dritto per almeno 5 anni. Le fibrillazioni ce le aspettiamo da Conte e Schlein...». Un quadro che anche da Azione guardano con attenzione. E Gelmini attacca: «Non c'era bisogno dell'ennesima prova in Molise per capire che il campo largo non funziona, che l'alleanza con il M5S non è la soluzione».