«Perché non vogliono dargli il permesso di soggiorno? Se non ci fosse stato Mohamed io adesso sarei vedova ». Cesare penzolava con i suoi 55anni da un ponteggio a dieci metri d’altezza. Voleva suicidarsi. Sul rapporto della polizia c’è scritto che l’extracomunitario protagonista del salvataggio «si è allontanato». Non aveva altra scelta Mohamed. Perché lui è un irregolare. La storia dell’immigrato che salva un italiano ma poi fugge via sembrava una leggenda estiva. Uno di quei racconti che nascono tanto per rianimare il desolato agosto di di via Inama, nel quartiere milanese di Città Studi. Solo un bar aperto, e un piccolo parco che a giudicare da cespugli ed erbacce non è molto frequentato dai giardinieri. Nessuno si sarebbe accorto dell’improvvisata forca a cui Cesare stava per affidare l’amarezza degli ultimi istanti. «Ancora un attimo e sarebbe morto», racconta la moglie. Mohamed è arrivato in tempo. Quando il volto di Cesare era tutta una smorfia, con gli occhi che sembrava stessero per scoppiare e le mascelle spalancate a cercare un alito di vita. Dopo due giorni di coma l’uomo si è risvegliato e tra qualche settimana potrà tornare a casa. Faccia da adolescente e inflessione da milanese vero, Mohamed H. è uno spilungone di quasi due metri. «Con i marocchini non vado d’accordo, non hanno una mentalità aperta ». I suoi amici sono studenti universitari e operai italiani. Fanno a gara per portarselo in vacanza studiando percorsi poco battuti dalle forze dell’ordine. «Se mi fermano mi rispediscono in Marocco », dice spiegando com’è che a 22 anni gli tocca la parte dell’eroe misterioso. Nato in una famiglia di 11 fratelli, Mohamed è arrivato a Milano sette anni fa da «minore non accompagnato ». Con lui i programmi di accoglienza del Comune sembrano aver funzionato. Studia fino a prendere una specializzazione da elettricista. «Il lavoro non mi è mai mancato, sempre in regola, mai in nero». Ed in attesa che il Tar decida sulla sua espulsione continua a lavorare con un contratto regolare con cui paga regolarmente i 263 euro di canone d’affitto del monolocale concesso dall’ente delle case popolari. E grazie alle sue entrate Mohamed ha fatto assistere, studiare e laureare in Legge un fratello disabile costretto in carrozzina. A 19 anni però il maghrebino stava per farla grossa. È il 13 aprile 2004. Per conto della sua ditta doveva provare dei fari per un campo da tennis. Lascia il lavoro dopo l’una del mattino, ma non fa in tempo a saltare sull’ultima corsa della metro. In tasca non ha abbastanza soldi per chiamare un taxi. «Ho fatto una cretinata, me lo ripeto ogni giorno da cinque anni: Mohamed sei un cretino». Sulla strada c’è una vecchia Ford. «Mi serviva solo per tornare a casa, pensavo che l’avrei fatta trovare io stesso, sono stato un cretino». Come ladro d’auto Mohamed si è rivelato una schifezza. L’hanno preso che ancora armeggiava. La berlina non subì alcun danno. Lui no: 5 mesi di reclusione e 400 euro di multa, pena sospesa. Neanche un giorno in cella. Non solo. Senza chiedere alcuno sconto, Mohamed si è presentato dal proprietario dell’auto per risarcirlo, anche se né la legge né la sentenza glielo chiedevano. «Insomma, considerando la personalità del ragazzo e le sue conquiste sociali, quel gesto – sostiene l’avvocato Roberto Falessi, che da allora da battaglia perché il ragazzo resti a Milano – doveva essere considerato come un fatto isolato». In Questura però viene respinto il secondo rinnovo del permesso di soggiorno. Eppure lo scorso 14 luglio Mohamed ha ottenuto la piena riabilitazione dal Tribunale, basata su una relazione di un Commissariato che, in un atto di tre pagine firmato da un vicequestore aggiunto e da un commissario, di Mohammed traccia un profilo dettagliato: «Dall’arrivo in Italia (anno 2000 circa) al 2006, sempre in regola con le norme sul soggiorno, non ha commesso reati ed ha mantenuto una condotta irreprensibile». Eccezion fatta per il tentato furto d’auto, di altri precedenti penali Mohammed non ne ha. Per anni il ragazzo è stato volontario presso la fondazione Fratelli di San Francesco «ricambiando così l’accoglienza ricevuta», ricorda padre Clemente Morigi. «Mohamed – insiste il francescano – ha dimostrato nei fatti un comportamento sostanzialmente esemplare ». Negli stessi giorni in cui il Tribunale trasmetteva l’avvenuta riabilitazione, il ragazzo salvava la vita al signor Cesare. Basterà a graziarlo dall’espulsione?