giovedì 2 aprile 2009
Conferme e smentite ieri sul recupero delle vittime. A mezzogiorno un’agenzia di stampa annunciava il ritrovamento di cento cadaveri. Più tardi il rappresentante dell’organizzazione internazionale per le migrazioni, precisava: «Non ci sono conferme ufficiali da parte delle autorità libiche».
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Nel primo pomeriggio di ieri sembrava si stesse ricostruendo lentamente, pezzo dopo pezzo, come un puzzle, la tragedia avvenuta tra sabato e domenica al largo delle coste libiche che ha provocato la morte di centinaia di persone. Invece, nel tardo pomeriggio le sorti delle imbarcazioni coinvolte, pare quattro, e il numero delle persone disperse sono ripiombati nel dubbio. Dopo una prima dichiarazione fatta all’agenzia di stampa Reuters da «alcuni funzionari» nella quale sembrava che le autorità libiche confermavano il ritrovamento di cento cadaveri – con la specifica che 77 corpi di migranti erano finiti sulla spiaggia a ovest di Tripoli mentre 23 erano quelli ripescati tra domenica notte e lunedì – è seguita una smentita del rappresentante dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a Tripoli, Laurence Hart. «Non abbiamo avuto nessuna conferma ufficiale che, come qualcuno ha scritto, siano stati recuperati cento cadaveri dalle autorità libiche – ha dichiarato Hart alle agenzie di stampa–. Nè siamo ancora in grado di affermare se le barche partite fossero solo quella dei superstiti e quella soccorsa poi dal rimorchiatore italiano. Così come nessuno ci può dire se sia vero che di altre due barche, una abbia raggiunto realmente l’Italia e una sia stata avvistata vicino Malta».L’unica notizia certa, a questo punto, sembra quella che il Governo libico, ancora non intende rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale sulla tragedia. Il silenzio stampa durerà, a quanto fanno sapere dalla direzione per la Stampa estera, almeno fino a oggi o domani quando il ministro degli Interni libico, «forse rilascerà una dichiarazione alla stampa e un cd contenente la documentazione fotografica della sciagura», ha spiegato un funzionario della direzione. Qualche notizia in più arriva, invece, sui venti superstiti accompagnati presso il centro di raccolta di Tuisha, sobborgo di Tripoli, dove rimangono in cura per problemi renali conseguenti alla lunga permanenza in mare: 12 ore di navigazione più otto in attesa dei soccorsi aggrappati alla poppa del barcone capovolto. A raccontarlo è Laurence Hart, che ha riferito alla stampa italiana anche alcuni racconti degli stessi superstiti, quasi tutti uomini di età compresa tra i 18 e i 24 anni, ad eccezione di una donna tunisina ricoverata in ospedale per forti dolori alla schiena provocati proprio dai problemi renali. Secondo le loro testimonianze a bordo dell’imbarcazione c’erano 257 persone, tra cui 70 donne e due bambini: tutti annegati.«Stiamo scherzando con la vita delle persone», ha detto in una intervista radiofonica il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis che ha ribadendo che non crede nella reale attuazione del programma di pattugliamento congiunto Italia-Libia: «È la terza volta che il ministro Maroni fissa delle date che non vengono rispettate. La politica adottata dal governo consiste solo nel voltare la faccia, far finta di non vedere e lasciare gli immigrati annegare, per poi passarsi una mano sulla coscienza e dire mi dispiace. Non stanno capendo che non si ha a che fare con delle bestie, ma con uomini, donne e bambini in cerca di speranza».
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