giovedì 18 giugno 2015
​Il ministero in una nota: norme in linea con le indicazioni del Garante della Privacy.
Sindacati in rivolta
JOBS ACT, ECCO COSA CAMBIA 
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​La norma sui controlli a distanza contenuto nel decreto attuativo del Jobs act "non liberalizza i controlli sui lavoratori ed è in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy". È quanto sottolinea il ministero del Lavoro in una nota in cui precisa che la norma "si limita a fare chiarezza circa il concetto di strumenti di controllo a distanza ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi strumenti, in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni e, in particolare, con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della posta elettronica e di internet". Se il lavoratore non fosse adeguatamente informato sulle modalità d'uso delle apparecchiature di controllo a distanza e delle modalità dei controlli 'i dati raccolti non sono utilizzabili a nessun fine. Intanto si registra un nuovo attacco dei sindacati. Per la leader della Cgil Camusso è una forma di "spionaggio contro i lavoratorì e ricorda il grande fratello". Critico anche il segretario della Uil Barbagallo che parla, "ennesimo strumento di un neoliberismo dalla faccia buona". Sarebbe opportuno che il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, convocasse i sindacati per chiarire la portata della norma sui controlli a distanza dei lavoratori, per sgombrare gli equivoci e trovare una soluzione condivisa tra Governo e parti sociali" sottolinea il segretario della Cisl, Gigi Petteni. "Non c'è dubbio - afferma - che questa norma sui controlli a distanza si presta alle più svariate interpretazioni creando allarmismo tra i lavoratori e nell'opinione pubblica. È necessario che su questo tema così delicato, che riguarda anche l'autonomia delle parti sociali, si trovi una posizione rispettosa dei contratti e delle norme sulla privacy".
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