La norma sui controlli a distanza contenuto nel decreto attuativo del Jobs act "non liberalizza i controlli sui lavoratori ed è in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy". È quanto sottolinea il ministero
del Lavoro in una nota in cui precisa che la norma "si limita a
fare chiarezza circa il concetto di strumenti di controllo a distanza ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi strumenti, in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni e, in particolare, con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della
posta elettronica e di internet". Se il lavoratore non fosse adeguatamente informato sulle modalità d'uso delle apparecchiature di controllo a distanza e delle modalità dei controlli 'i dati raccolti non sono utilizzabili a nessun fine.
Intanto si registra un nuovo attacco dei sindacati. Per la leader della Cgil Camusso è una forma di "spionaggio contro i lavoratorì e
ricorda il grande fratello". Critico anche il segretario della
Uil Barbagallo che parla, "ennesimo strumento di un neoliberismo dalla
faccia buona".
Sarebbe opportuno che il Ministro del
Lavoro, Giuliano Poletti, convocasse i sindacati per chiarire la
portata della norma sui controlli a distanza dei lavoratori, per
sgombrare gli equivoci e trovare una soluzione condivisa tra
Governo e parti sociali" sottolinea il segretario
della Cisl, Gigi Petteni. "Non c'è dubbio - afferma - che questa norma sui controlli a distanza si presta alle più svariate interpretazioni creando
allarmismo tra i lavoratori e nell'opinione pubblica. È
necessario che su questo tema così delicato, che riguarda anche
l'autonomia delle parti sociali, si trovi una posizione
rispettosa dei contratti e delle norme sulla privacy".