mercoledì 8 giugno 2011
Pronta una legge di iniziativa popolare. Perché il Parlamento si occupi del testo servono 50mila adesioni, ma c’è malessere tra i leghisti. Ancora di più tra gli alleati del Pdl. Lo stesso Berlusconi non avrebbe apprezzato l’iniziativa di Calderoli. Pd e Idv insorgono: sarà un grande sperpero. Bersani all’attacco: è solo accattonaggio.
- Se non ora almeno presto di Sergio Soave
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Roberto Calderoli si aggira per il Transatlantico di Montecitorio con aria mesta. Sprofondato su un divanetto, l’ex guardasigilli Roberto Castelli. Segni di vitalità arrivano dal capogruppo Marco Reguzzoni, che si affretta a spiegare nel dettaglio il senso dello spostamento dei ministeri al Nord, così come è stato pensato ad Arcore. Ma la novità, quella della richiesta di una proposta di legge di iniziativa popolare che il ministro per le Riforme ha appena depositato in Cassazione, non sembra galvanizzare gli spiriti del Carroccio. Lo stesso Berlusconi non ne sapeva nulla e pare irritato. La raccolta delle firme, poi, potrebbe non essere così scontata, anche se l’idea è quella di partire domenica prossima a Pontida. E l’iniziativa è un facile bersaglio. Tanto che già ieri il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ironizzava: «La Lega una volta i ministeri voleva ridurli, adesso fa l’accattonaggio. Giudicheranno i leghisti».E lo faranno concretamente dal 19, quando si avvierà la raccolta delle adesioni, per arrivare alla soglia minima di 50 mila firme, sulla richiesta di «territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali». Ma il timore che si trasformi in un boomerang rimane. Il malessere tra i lumbard è palpabile. Bossi ha vinto la battaglia del trasloco dei ministeri (dovrebbero "partire" quello per le Riforme e quello della Semplificazione), ma la partita è compromessa e la tensione con il premier non si allenta. Anzi. Silvio Berlusconi aveva promesso che il decentramento sarebbe arrivato a breve in Consiglio dei ministri. E il via libera all’apertura di uffici di rappresentanza di alcuni ministeri al nord potrebbe arrivare già domani con un dpcm, sul quale c’è il consenso del sottosegretario alla presidenza Gianni Letta.Berlusconi, però, non sapeva probabilmente dell’iniziativa di Calderoli, e già sarebbe stato innervosito dalle frasi di Bossi su Tremonti, con le quali il leader leghista ha invitato il suo alleato a fare personalmente i conti con il ministro dell’Economia per uscire da questa fase di stallo. «Bisogna essere cauti, ma alla fine il ministro dell’Economia dovrà trovare il modo di ridurre un po’ le tasse per le famiglie e per le imprese», aveva detto Bossi a "La Padania", invitando il Cavaliere a «trovare la quadra» direttamente con Tremonti.Insomma, al termine della faticosa giornata di ieri, l’ottimismo di Reguzzoni è parso quanto meno esagerato. Positivo il giudizio sul vertice dell’altra sera ad Arcore: «È servito a fare il punto sulla situazione politica e impostare un’azione di governo che deve essere più incisiva per tenere conto del segnale che gli elettori hanno voluto dare», secondo il capogruppo della Lega.Ottimismo, specie di fronte al resto del Pdl, diviso sull’ipotesi del trasferimento dei ministeri, che non convince del tutto. Insorgono gli amministratori locali di Roma e del Lazio, da Alemanno a Polverini, passando per i consiglieri. E boccia come «scelta suicida» il «clientelismo della Lega» anche il leader di Forza sud Gianfranco Miccichè.Critiche a pioggia arrivano dalle opposizioni. Come Bersani, anche Di Pietro tocca il tasto dolente dello «spreco». Mentre dall’Udc Luciano Ciocchetti commenta: «A tutto c’è un limite. È proprio vero, al male non c’è mai peggio».
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