Periferia (Ansa)
Tutto fermo, per almeno due anni. Saltano 3,8 miliardi di fondi (2,1 statali) e vengono sospese 96 convenzioni siglate, per altrettanti progetti, con le città italiane in vista della riqualificazione delle periferie. Il rinvio previsto nel dl milleproroghe mette in un colpo a rischio i piani per il rilancio di zone simbolo come il Corviale a Roma, il quartiere Adriano a Milano, Scampia a Napoli, la stazione Rfi a Porto Marghera.
In questione, c’è la seconda parte del bando lanciato alla fine della scorsa legislatura, che aveva coinvolto diverse realtà metropolitane. Per l’Anci, «lo stop prospettato dal governo segna un arresto traumatico alla riqualificazione urbana dei territori che potrebbero dover attendere ancora anni prima di vedere i lavori di "rinascita" finiti». La reazione dei sindaci, tutti in prima linea sul tema sensibile delle periferie, è stata pressoché immediata e ha unito in modo bipartisan esponenti del Pd e di Forza Italia, "civici" alla Federico Pizzarotti e persino esponenti pentastellati come Filippo Nogarini, vicepresidente Anci Toscana, che parla di «atto gravissimo».
Il fronte dei primi cittadini
È un furto con destrezza, il governo viene meno alla parola data» dice Antonio Decaro, numero uno dell’Anci. Giuseppe Sala, primo cittadino di Milano, parla di «segnale assolutamente negativo. Non intendiamo fermare i progetti che sono stati programmati». Per Luigi de Magistris, «è impensabile rinunciare a quelle risorse per le periferie con i Comuni che non hanno soldi, motivo per cui stanno capitalizzando al massimo quell’opportunità». Dario Nardella, per conto di Firenze, ha già inviato una lettera alla presidenza del Consiglio affinché garantisca l’erogazione del 20% dell’anticipo dei fondi previsti dal bando periferie, «secondo impegni che sono stati scritti da governi precedenti e che valgono anche per quello attuale». La preoccupazione tra i primi cittadini è evidente, tanto che il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha deciso di interrompere le ferie, «vista la gravità dell’accaduto»: il capoluogo veneto aveva messo in cantiere, infatti, ben 21 interventi per oltre 72 milioni di investimenti. E Roma? «Nessuno stop per i progetti di Roma Capitale dedicati alle periferie della città» ha sottolineato una nota del Campidoglio in serata, in quanto i 18 milioni di euro previsti appartenevano alla prima tranche del piano e non alla seconda, quella interessata al blocco. Numeri alla mano, sono 96 i municipi che rientrano nel "secondo blocco" del bando periferie, sui 120 finanziati, cioé l’80%.
Il duello sui bilanci
Cosa risponde a tutte queste accuse l’esecutivo? Il problema vero riguarda il fatto che molte realtà hanno già investito nella rigenerazione dei quartieri periferici, almeno in termini di progettazione, e ora il possibile congelamento delle risorse potrebbe determinare anche delle serie difficoltà nella gestione del bilancio. La risposta arriva dal M5s, che parla di «semplice rimodulazione dovuta al ritardo nella elaborazione di progetti completi e non certo un taglio, come farnetica il Pd, bensì uno sblocco degli investimenti a disposizione di oltre 7.000 Comuni». Non solo, dicono i pentastellati, «abbiamo liberato un miliardo per gli investimenti dei Comuni, invertendo la rotta».
In realtà, gli amministratori locali mettono l’accento sulla certezza delle regole e sulla garanzia della continuità dei progetti avviati. «A nulla vale che con tale misura si alimentino ulteriori spazi finanziari per i Comuni, perché non si tratta di risorse nuove, essendo sottratte da programmi già avviati» dice ad esempio Virginio Brivio, presidente di Anci Lombardia, Regione nella quale sono stati fermati i piani di rilancio dei quartieri periferici in centri come Cremona, Milano, Monza, Pavia, Sondrio e Varese. In serata, è giunta anche la precisazione del gruppo dei senatori del Pd, chiamato in causa dalla maggioranza perché ha votato, insieme al resto dell’Aula, l’emendamento. «Testo particolarmente involuto, ma se il governo ha intenzioni truffaldine faremo di tutto per cambiare il provvedimento».