domenica 13 dicembre 2015
​«Il diritto di rimanere nella propria terra». Parte la campagna giubilare. Caritas, Focvis e Fondazione Missio in campo per sostenere azioni e attività nel continente.
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La nuova accoglienza 2.0 parte dal paese di origine dei migranti. Nell’accompagnamento dei più poveri e di fronte al dramma dei profughi che perdono la vita sognando un futuro migliore il Consiglio permanente della Conferenza episcopale punta sul primo e inalienabile diritto dell’uomo: quello di restare a casa propria. Parte da questo principio la nuova campagna 'Il diritto di rimanere nella propria terra' messa in campo da Caritas, Focsiv e Fondazione Missio. Una campagna che parte dai ripetuti appelli lanciati da papa Francesco ad aprire le chiese e, in particolare, ora, in occasione del Giubileo della Misericordia, indica ancora una volta la via dell’accoglienza e della carità concreta. Si tratta di mille "Microprogetti giubilari" che tutte le Diocesi sul territorio italiano potranno attivare con la collaborazione dei tre enti principalmente nei Paesi di origine dei migranti: Eritrea, Etiopia, Somalia, Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Sudan, Senegal, Gambia, Siria, Iraq, Afghanistan e a seguire tutti gli altri Paesi africani e mediorientali.  «Le nostre Chiese sono da sempre in prima fila nel servizio, nella tutela, nell’accompagnamento dei più poveri – spiegano dal Consiglio permanente della Cei – e, di fronte al dramma dei migranti che continuano a perdere la vita lungo le diverse rotte della disperazione, abbiamo approvato un Vademecum con una serie di indicazioni pratiche per le Diocesi italiane circa l’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati in Italia e per la solidarietà con i paesi di provenienza dei migranti ». Al punto 7 del Vademecum si evidenzia che «il doveroso impegno di accoglienza non deve farci dimenticare le cause del cammino e della fuga dei migranti che arrivano nelle nostre comunità: guerre, fame, disastri ambientali, persecuzioni politiche e religiose». L’obiettivo, attraverso i mille mi- croprogetti che potranno essere attivati con il finanziamento di circa 5 milioni che la Cei mette in campo (5mila euro a progetto), è quello così di sostenere le comunità locali.  Quelle più bisognose e più povere da cui partono i migranti che giungono sfiniti sulle nostre coste. I progetti dovranno puntare a migliorare le condizioni di vita, sociali ed economiche attraverso l’accesso ai beni e ai servizi essenziali quali terra, acqua, lavoro, salute ed educazione. Un 'piccolo gesto' nel mare magnum di quei Paesi colpiti da guerre, fame, disastri ambientali e persecuzioni per garantire il diritto a vivere una vita migliore senza essere costretti ad abbandonare tutto. «Chi rischia la pelle su un barcone – sottolinea don Francesco Soddu – direttore di Caritas Italiana – lo fa perché viene infranto il primo ed inalienabile diritto: quello di restare a casa propria. Deve essere chiaro che mettere chi soffre nelle condizioni di restare nella propria terra vuol dire garantire risorse sufficienti per vivere, lavoro e pace». Focsiv, Missio e Caritas indicano anche i settori primari di intervento dei progetti. Si va dalla formazione professionale (attività generatrici di reddito e laboratori) alla realizzazione di strutture per acqua e igiene (come pozzi, pompe e latrine), dalla sanità (stock di medicinali e attrezzature sanitarie) alla tutela dell’ambiente (riforestazione ed energie rinnovabili). La campagna sarà attiva per l’intero anno giubilare mentre i progetti dovranno avere un periodo di realizzazione che non potrà superare i quattro mesi dalla ricezione del contributo.
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