venerdì 18 ottobre 2019
Le attività di recupero si svolgono a 60 metri di profondità. I sedici operatori subacquei che si alternano non possono permanere sul fondo, per motivi di sicurezza, oltre 10 minuti
Il lavoro straziante dei sommozzatori per recuperare i corpi nell'abisso

Prosegue con coraggio e tenacia, il lavoro straziante dei sedici sommozzatori della Guardia costiera nelle operazioni di recupero dei corpi senza vita scoperti a 60 metri di profondità. Dopo i sei corpi recuperati giovedì, fra cui anche quello di un bambino, stamattina un altro corpo di un migrante che era a bordo del barcone naufragato la notte tra il 6 e il 7 ottobre davanti a Lampedusa è stato recuperato dagli operatori.

Sedici gli operatori subacquei che si alternano nelle attività di recupero che si svolgono su un fondale che arriva fino a 60 metri, con un tempo di permanenza sul fondo che, per motivi di sicurezza, non può superare i 10 minuti.

Le squadre sono composte da due subacquei, ciascuno dei quali è in costante collegamento con i mezzi di superficie attraverso una cavo-guida gestito da un operatore, fanno sapere dalla Guardia costiera. Il tutto, sotto la supervisione di un Ufficiale direttore di immersione e con l’ausilio di due infermieri specializzati in medicina iperbarica. A bordo dei mezzi di supporto anche due sub pronti ad intervenire nel caso di eventuali problematiche per operatori in immersione. Allertata, per eventuali emergenze, anche la camera iperbarica del centro ospedaliero di Lampedusa.

Nell’area - interdetta per l’occasione - motovedette del Corpo assicurano la cornice di sicurezza e un elicottero della Guardia Costiera è pronto a intervenire in caso di emergenza.

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