sabato 3 ottobre 2009
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L'inferno può essere anche d’acqua e fango, può all’improvviso frantumare e ingoiare intere palazzine, può seminare terrore e uccidere (finora) 18 persone. Immaginate quali sarebbero gli effetti di un terremoto e insieme una valanga d’acqua e fango che si schiantassero su alcuni piccoli centri abitati, così avrete più o meno l’idea di quanto è successo nel tratto costiero a sud di Messina, tra Galati (una frazione della città) e Scaletta Zanclea, con Giampilieri e Briga devastati. Tratto colpito da «una vera e propria bomba d’acqua», usando la frase di Giampiero Maracchi, esperto dell’Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze.Era cominciata l’altro ieri sera intorno alle 18 con un nubifragio andato avanti nella notte, ed è finita coi palazzi crollati, molte strade bloccate, il fango fino ai primi piani, le comunicazioni interrotte. Con Giampilieri descritta «una Babilonia di fango e detriti» da una una soccorritrice della Protezione civile. Coi Vigili del fuoco che hanno recuperato alcuni cadaveri addirittura sulla spiaggia di Scaletta («trascinati dalla corrente dei torrenti in piena») e che stanno lavorando «per la ricerca di persone disperse sulla base di indicazioni di parenti o vicini di casa». Con la Procura messinese che ha subito aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo.È finita, ancora, con le parole di Vincenzo Pinnizzotto, consigliere dell’Ordine siciliano dei geologi, e quelle di Guido Bertolaso, che adesso sono macigni sulla coscienza di qualcuno. «È una tragedia annunciata – ha spiegato il geologo –. Una situazione studiata, analizzata e segnalata. Ma, come spesso accade, i finanziamenti che servivano per mettere in sicurezza il territorio colpito già due anni fa dal maltempo sono stati convogliati in altre zone». Il capo della Protezione civile è stato altrettanto chiaro: «Se si costruisce sul greto del fiume, cosa possiamo aspettarci? Poi a tragedia avvenuta si chiama la Protezione civile per fare i soccorsi. Abusivismo, ignoranza? Non so come la si possa chiamare», certo è che «esiste un’assoluta mancanza di prevenzione e di rispetto nei confronti del territorio, quindi eccoci qua per l’ennesima volta sull’ennesima tragedia, che fino a quando continuerà così non sarà sicuramente l’ultima».I soccorsi sono scattati immediati, ma «sono difficili, la situazione è critica», aveva spiegato ieri all’ora di pranzo proprio Bertolaso, dopo essere arrivato nella zona colpita. Lavorano 350 unità dei Vigili del fuoco, dei nuclei specialistici dei sommozzatori, dei soccorritori acquatici, dei Saf fluviali (speleoalpini fluviali), con sezioni cinofili, 3 elicotteri ed oltre 150 mezzi (anfibi, ruspe, pale gommate, escavatori, mezzi speciali). Ed anche un centinaio di militari, con 18 mezzi di vario tipo (per movimento terra e da trasporto) e 4 elicotteri.A sera rimaneva ancora isolato e inaccessibile ai soccorritori il paesino di Altolia, a circa 3 chilometri da Giampilieri e più in alto sulla collina. Mentre ancora si scavava per liberare da fango e detriti il sottopasso che da Giampilieri Marina arriva a Giampilieri Superiore, dove i soccorritori erano riusciti a passare solamente a piedi.E sempre a sera i Vigili del fuoco raccontano meglio quest’inferno di melma: frane e smottamenti (dovuti anche all’esondazione di parecchi torrenti nel Messinese) «hanno interessato molti fabbricati. Il fango ha raggiunto altezze superiori a tre metri. Finora sono state tratte in salvo almeno 60 persone rimaste sui tetti degli edifici o intrappolati nelle proprie abitazioni». Il bilancio (al momento in cui scriviamo) è 18 morti, 79 ricoverati in ospedale, 35 dispersi e 400 evacuati dalle loro abitazioni. Bilancio sancito dall’unità di crisi istituita subito nella Prefettura di Messina.Alcuni racconti degli scampati mettono i brividi. «Abbiamo sentito un boato e ci siamo trovati la casa invasa dal fango e dai detriti. Per fortuna avevamo due stanze al piano di sopra e siamo riusciti a scappare», ricorda Orazio, che insieme alla moglie e alle due figlie di 7 e 12 anni, si trovava al piano terra del suo appartamento, in una strada di Giampilieri Superiore, quando la montagna è franata: «Il fango ha sfondato la porta ed ha cominciato ad invadere la casa. Siamo scappati di corsa per le scale e questo ci ha salvati: fango e detriti hanno completamente invaso il piano terra. Ci sono almeno due metri di terra dentro casa nostra».Un ragazzo ha gli occhi sbarrati ed è interamente coperto di fango: «Ero in auto quando sono stato travolto. Stavo tornando a casa, improvvisamente quella massa mi è venuta addosso e mi ha colpito in pieno. Sono riuscito ad uscire dall’auto non so come».Ma c’è anche chi è morto carbonizzato. Nell’abitazione di una famiglia a Giampilieri Superiore, dopo la frana che ha spazzato il paese c’è stata un’esplosione per una fuga di gas: il figlio di 30 anni è morto, i genitori sono ricoverati in gravi condizioni nel centro ustionati dell’ospedale di Palermo.C’è infine chi è passato dalla speranza alla disperazione. Due fratelli di 21 e 23 anni fino alle 4 di ieri mattina davano segni di vita sotto la frana che li aveva travolti nella frazione di Giampilieri. L’allarme era stato dato dalla madre, che era fuori e stava tornando da Messina, dove lavora, ma sapeva bene che i due figli erano a casa, ha portato gli uomini dei soccorsi fin lì, questi hanno cominciato a scavare mentre si sentivano flebili le voci dei due ragazzi. Poi, dopo poco, è calato il silenzio.
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