Concedere a Mohamed Haida il permesso di soggiorno «per comprovati meriti civici». È la proposta avanzata dal Stefano Maullu (Pdl), assessore regionale lombardo alla Protezione civile e Polizia Locale. Dopo aver letto Avvenire e verificato i fatti Maullu insiste: «Premiare Mohamed significa lanciare un messaggio costruttivo a tutti quegli immigrati che hanno scelto di costruire un futuro per sé e la propria famiglia nel rispetto delle regole morali e civili del nostro paese». Questura e Prefettura di Milano faranno sapere stamattina quali decisioni prenderanno nei confronti del giovane marocchino che la sera del 12 agosto ha fermato il tentativo di suicidio di Cesare P. Intorno al ragazzo si stanno mobilitando uomini politici e società civile. Come gli esponenti dell’associazione 'Sos racket-usura'. Ieri mattina hanno trasmesso un appello al prefetto Gian Valerio Lombardi: «Premiate questo ragazzo – chiede il presidente Frediano Manzi – dandogli quel pezzo di carta». A fianco del marocchino 23enne si schierano poi i suoi tanti vicini di casa, in maggioranza italiani. «Gli inquilini dello stabile sito in via Inama 24 si uniscono per una petizione a favore di Mohamed», si legge nell’appello firmato dai residenti nel palazzo di proprietà dell’Aler, l’ente milanese delle case popolari. «Mohamed – assicurano – è un ragazzo onesto, lavoratore e soprattutto autore di un gesto davvero nobile nel salvare la vita ad un italiano aspirante suicida. Chiediamo alla Questura e al Prefetto di concedergli il permesso di soggiorno». Il gesto coraggioso di Haida «compiuto anche a rischio della propria vita, è una lezione ed un esempio che valgono per tutti», commenta l’avvocato Roberto Falessi. Negli ultimi mesi la battaglia legale è stata durissima, fino ad ottenere dal tribunale (il 14 luglio) la completa riabilitazione del giovane marocchino, il quale nei sette anni da immigrato regolare era stato condannato per il tentato furto di un auto. Adesso è proprio il legale ad invocare il dialogo con le istituzioni. Del resto qualcosa nella burocrazia che decide di uomini e carte bollate, qualcosa non deve aver funzionato se è vero che l’elettricista maghrebino «è stato riabilitato dal Tribunale di Sorveglianza – ricorda Falessi – grazie a una relazione positiva degli uffici periferici di quella stessa Questura che gli ha negato e nega ancora il rinnovo del permesso di soggiorno». Ieri per Mohamed Haida è stata una giornata trascorsa da 'eroe per caso', tra interviste e fotografi. Per quattro giorni del suo gesto non s’era saputo nulla. Mohamed non aveva pensato che quell’episodio avrebbe potuto ridargli la speranza di restare in Italia da immigrato in regola. C’è voluta l’insistenza dei suoi amici e dei vicini di casa perché la storia venisse raccontata. «Sono rientrato in casa – ha ripetuto ricordando i momenti del salvataggio – e l’ho visto appeso a un ponteggio, allora mi sono arrampicato e l’ho tenuto sollevato mentre un altro vicino tagliava la corda». L’uomo, Cesare P., è stato poi ricoverato in coma all’ospedale Niguarda. Le sue condizioni sono in costante miglioramento e dopo la riabilitazione potrà tornare a casa. «Vorrei portare Mohamed in ospedale da mio marito – confida la moglie del signor Cesare –, vorrei che lui lo ringraziasse di persona, ma non voglio correre il rischio che un poliziotto si avvicini e si porti via il nostro eroe».