Ansa
Le prime parole che escono dalla bocca della premier Giorgia Meloni, nella conferenza stampa che chiude il G7 pugliese sono state: «È stato un successo». Per la posizione dell’Italia, che ha «tracciato la rotta», ma anche per la «compattezza» dimostrata dai leader nelle scelte – a cominicare dal sostegno a Kiev, dal programma di pace per Gaza e dalla condivisione avuta sul piano italiano per l’Africa – contenute nella conclusione del vertice. Una «unità di intenti nelle sfide globali, che ha dimostrato che «il G7 non è una fortezza chiusa ma si è aperto al mondo». Così come pure, appoggiare all’unimità la trega olimpica per le olimpiadi, proposta dalla Francia.
Anche grazie alla presenza di un ospite speciale come papa Bergoglio: «Abbiamo vissuto una straordinaria giornata, un momento storico, con la presenza del Pontefice che non smetterò di ringraziare abbastanza, era la prima volta in quasi 50 anni della storia del G7 che un Pontefice partecipasse ai lavori, regalandoci il suo preziosissimo punto di vista sull'intelligenza artificiale e rimanendo oltre tre ore ad ascoltare tutti gli interventi».
Ma la presidente del Consiglio non nasconde neppure la delusione per alcune scene che si sono viste alla vigilia del vertice in Aula alla Camera, dove era in corso il dibattito sul ddl autonomia, che hanno portato il presidente Ignazio La Russa a etichettarle come «una harakiri». A chi le chiede se quella definizione, alla vigilia del G7, le abbia provocato qualche imbarazzo, Meloni risponde: «Trovo molto grave che ci siano esponenti della maggioranza che cadono nelle provocazioni, prevedo che aumenteranno». Parlando poi delle opposizioni, la premier arriva a chiedere «più rispetto per le istituzioni», sottolineando che «neanche questo è riuscito a rovinare l'ottima riuscita di questo vertice».
Inoltre, riferendosi al post voto per le europee e al conseguente stravolgimento di equilibri politici in molti stati europei, la presidente del Consiglio ribadisce che «i primi due temi che mi interessano, sulla base dei quali faremo le nostre valutazioni, sentiti gli altri partiti maggioranza, sono che all'Italia sia riconosciuto il ruolo che le spetta in termini di competenze e che l'Europa comprenda il messaggio che è arrivato dai cittadini europei». Se vogliamo insomma trarre dal voto l'indicazione che andava tutto bene - il passaggio successivo - è «una lettura distorta. I cittadini vogliono pragmatismo, un approccio meno ideologico. I cittadini votano per dare indicazioni su quale linea seguire, il messaggio è arrivato chiaro e questo è quel che mi interessa. Il ragionamento» sui ruoli «si fa a valle e non a monte, questo è un gioco che fanno altri».
Risponendo alla domanda sul perché non sia presente nelle conclusioni la parola aborto (un tema su cui ieri in serata è stata anche attaccata dalla segretaria dem Elly Schlein perché non difenderebbe i diritti delle donne), la premier spiega che «non è stata scritta la parola aborto» nella dichiarazione finale del vertice del G7 «semplicemente perché, quando ci sono cose già date per acquisite, si fa un richiamo al documento precedente. Credo sia stata una polemica costruita in maniera artefatta, una polemica che non è mai esistita nel vertice». Inoltre, Meloni ha ribadito la sua posizione sulla legge 194: «Non sarà modificata ma solo applicata in tutte le sue parti, perché non c'è bisogno di modifiche, è una buona legge». Insomma, è la conclusione, il governo italiano «non ha fatto nessun passo indietro sull'aborto, sui diritti delle persone Lgbt, quindi le aspettative di alcuni sono state deluse, perché il racconto che era stato fatto sul governo e sulla maggioranza su questi temi non corrispondeva alla verità». Infine la premier ha annunciato una missione in Cina nelle prossime settimane, per stringere con il Paese asiatico nuove collaborazioni.